Bambini senza pasto a scuola, la denuncia di genitori e insegnanti
Negato il pasto a otto bambini nella scuola di Quartier Cadore per morosità delle famiglie. Intervengono preside e docenti per garantire il cibo
«Quel bambino non può mangiare, perchè i suoi genitori non hanno pagato le quote dovute». È l’ordine che – ieri mattina durante l’ultimo turno di mensa alle elementari di Quartier Cadore – la dietista della ditta di ristorazione Dussmann ha impartito personalmente alle dipendenti presenti nell’istituto per scodellare i pasti.
Cosa è successo
Per fortuna l’imperativo è stato intercettato da un docente che ha rinunciato alla sua razione e chiesto alle operatrici, in evidente imbarazzo, di riempire il piatto del bambino.
Con lo stesso ordine alla scuola di via Alpago Novello erano arrivati gli altri dipendenti della società che gestisce i pasti nei comprensivi comunali: un elenco che comprendeva otto alunni con l’unica “colpa” di far parte di nuclei familiari che non hanno la disponibilità economica per pagare regolarmente le rate della mensa.
Un fatto increscioso, non certo degno di una società civile ed evoluta come si reputa quella attuale, dove i diritti dei bambini dovrebbero essere ampiamente tutelati e dove si sentono citare spesso termini come inclusione e uguaglianza.
«Come si fa a lasciare un bambino senza il pasto? Una cosa del genere non si è mai sentita. Ma dove siamo arrivati?», si chiedono angosciati e increduli Bruna Codogno, dirigente scolastica del Comprensivo Tina Merlin – teatro di questa triste vicenda – e il presidente del consiglio di istituto Paolo Bello. I due ieri mattina hanno presidiato i primi due turni del pranzo nella mensa scolastica: «Già, perchè qui non c’è nemmeno una sala mensa adeguata dove possano mangiare tutti insieme i bambini. Come scuola e genitori abbiamo dovuto sistemare un’aula che però è piccola e così siamo costretti a fare tre turni per il pranzo: così, chi arriva all’ultimo, mangia alle 14. E questo la dice lunga su come le amministrazioni comunali abbiano considerato le loro scuole», precisa Bello.
Il clima di tensione
Entrando nel plesso di Quartier Cadore è palpabile il clima di tensione. C’e un senso di ansia tra il personale docente e tra gli amministrativi.
E d’altra parte come si può essere sereni di fronte a quanto sta capitando? I docenti hanno cercato di tenere un atteggiamento il più possibile naturale con i bambini per non far comprendere la situazione.
La preside, dal canto suo, quando l’altro ieri ha capito che dalle parole la ditta sarebbe passata ai fatti, negando il pasto ai bambini delle famiglie insolventi, si è preoccupata di chiedere agli insegnanti di accertarsi che a tutti i bambini fosse servito il pasto: «Non posso pensare neanche per un minuto di non garantire il cibo ai miei alunni», dice sconvolta la preside. «Il primo e il secondo turno sono andati via lisci, tutti hanno mangiato senza problemi», ci dice tirando un sospiro di sollievo, ignara di quello che sarebbe accaduto al terzo turno.
«Vicenda imbarazzante»
«Ho visto le stesse dipendenti della Dussmann in imbarazzo per la vicenda. Sono venute qui con la lista degli otto bimbi che non hanno diritto al pasto. Ma nei pentoloni che arrivano c’è cibo per tutti se si fanno le giuste porzioni», dice la dirigente.
Anche Bello si dice scandalizzato da questa vicenda: «Come genitore non posso immaginare che si attuino delle azioni simili nei confronti di ignari e incolpevoli ragazzini. Che responsabilità hanno se le loro famiglie sono in difficoltà economica?», sbotta, facendo poi due conti su quanto potrebbe incidere sui guadagni della ditta otto famiglie che non pagano le quote.
«Credo rappresenti un 2% di mancato introito, cioè un’inezia».
Bello si meraviglia anche «del silenzio e dell’immobilismo dell’amministrazione comunale, che avalla queste discriminazioni nei confronti di minori. Come presidente del consiglio di istituto rappresento l’intero comprensivo, mi aspetto che venga risolta questa situazione al più presto. Non si può lasciar correre ancora. Tutti sono al corrente di quanto sta accadendo. Qui parliamo di bambini con disagi, stranieri, qualcuno anche con bisogni educativi speciali, quindi a maggior ragione ancora più fragili».
Fra due giorni le lezioni si concluderanno per la pausa natalizia, «non intendiamo trovarci qui al rientro con lo stesso problema. Credo che ditta e Comune dovrebbero trovarsi tra loro e accordarsi per risolvere questa vicenda».
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