Bambino malato, interviene la Regione
AGORDINO. C’è voluto l’intervento di Domenico Mantoan in persona, segretario generale della sanità veneta, per risolvere la vicenda di Silvana. La donna attendeva da oltre 10 giorni un appuntamento in Chirurgia pediatrica a Treviso per il figlio di tre anni e mezzo, che soffre di una patologia che necessita un intervento nel più breve tempo possibile.
La sua odissea si è conclusa ieri mattina quando, racconta, «il direttore sanitario dall’ospedale di Vicenza, su incarico del segretario generale Mantoan, mi ha chiamata per conoscere la mia storia. Dopo due ore mi hanno ricontattata, fissandomi un appuntamento per domani (oggi per chi legge, ndr) nella loro Chirurgia pediatrica». «Da un lato», prosegue mamma Silvana, «non posso che essere contenta, perché finalmente mio figlio potrà essere visitato. Devo ammettere che all’ospedale vicentino sono stati tutti gentilissimi, cosa che invece non posso dire per le strutture di Belluno e Treviso. Resto comunque con l’amaro in bocca per come sono andate le cose».
La storia della mamma agordina e di suo figlio sono finite agli onori della cronaca locale quando l’appuntamento al Ca’ Foncello per la visita chirurgica non è stato dato nei 10 giorni previsti dall’impegnativa medica, perché la signora non è residente nel Trevigiano. Purtroppo, è il caso di dirlo, ancora una volta è venuto alla luce un sistema che evidenzia «come i bellunesi siano spesso considerati cittadini di serie B o forse non sono nemmeno considerati», sottolinea Denni Dorigo del Comitato ospedale di Agordo, e come per vedere affermati i propri diritti sanciti dalla Costituzione il più delle volte bisogna finire sui giornali, in radio o in tv.
La mamma agordina non si è persa d’animo («Per mio figlio e per garantire la sua salute non mi fermo davanti a niente») e ieri la sua giornata è stata molto intensa. «Al mattino ho ricevuto, appunto, la telefonata da Vicenza che mi ha fissato l’appuntamento per domani. Qui ho trovato persone molto cordiali e davvero attente alla salute di mio figlio. Poi è arrivata la chiamata dell’Usl 1 di Belluno. Il direttore sanitario Pittoni mi ha chiesto dettagli della vicenda, precisando che avrebbe provato a risolvere la situazione, dandomi soltanto un numero da chiamare a Treviso, lo stesso ospedale a cui da giorni telefonavo senza mai ottenere una risposta. Comunque, ho declinato l’invito avendo già accettato la visita vicentina. La mia impressione, però, è che a Belluno fossero infastiditi del clamore mediatico che la cosa ha suscitato».
«Nel pomeriggio», prosegue Silvana, «mi hanno chiamato dalla Chirurgia pediatrica di Treviso comunicandomi che avrei potuto andare in serata alla visita. Insomma, tutti si sono mossi dopo che la vicenda è uscita sui mass media e questo dispiace. Io sono una mamma combattiva e sono andata avanti dritta per la mia strada, ma penso a tutte quelle persone che sono più timorose... A quest’ora sarebbero ancora lì ad attendere una chiamata per avere un appuntamento, mentre il loro figlio rischia la vita».
È facile immaginare che la vicenda, visto l’intervento diretto del capo della sanità veneta, abbia creato non poco scompiglio tra i vertici delle Usl di Belluno e di Treviso. Il direttore generale dell’azienda della Marca, Francesco Benazzi, ha assicurato che si è trattato di un errore di comprensione del Cup perché «l’indicazione è che per specialità che non ci sono a Belluno, come Neurochirurgia, Cardiochirurgia, Chirurgia pediatrica e Neonatologia di terzo livello, le priorità delle impegnative dei pazienti bellunesi devono essere rispettate alla stregua di quelle de trevigiani. Questo disguido sarà risolto», ha promesso. Dal canto suo il capo dell’azienda Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno, invita «tutti i bellunesi a segnalare prima all’Usl eventuali disguidi con l’ospedale trevigiano. Solo se sappiamo le cose, possiamo intervenire cercando di risolverle».
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