Bancarotta alla Edilcorso: condanne a 3 anni e 2 mesi

FELTRE. Bancarotta fraudolenta da 1 milione e 800 mila euro. Nel fallimento Edilcorso, i due soci al 50 per cento Daniele e Giovanni Corso sono stati condannati a tre anni e due mesi ciascuno dal Tribunale di Belluno. I giudici Coniglio, Feletto e Cittolin li hanno riconosciuti colpevoli e si sono riservate 60 giorni per la scrittura delle motivazioni, sulla base delle quali i difensori Fantauzzi e Tiziani potranno presentare appello.
Daniele Corso era l’amministratore unico dell’impresa edile, mentre il fratello Giovanni un membro del consiglio d’amministrazione. Già il pubblico ministero Marcon aveva chiesto la loro condanna, esattamente alle pena che sarà sentenziata, mentre i difensori si erano battuti per l’assoluzione, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato; solo in subordine il minimo della pena, con la concessione della sospensione condizionale.
I due erano accusati di aver tenuto i libri e le altre scritture contabili in maniera da rendere impossibile non solo la quantificazione del patrimonio, ma anche la ricostruzione degli affari. Non sarebbero stati aggiornati i registri e depositati i bilanci, in questo modo la curatrice fallimentare Caterina Pinto ha potuto consultare la documentazione incompleta. Il fallimento è del gennaio di due anni fa.
Oltre a questo i due soci avrebbero aggravato il dissesto finanziario della propria azienda, malgrado sapessero che la situazione fosse già pesante, visti i debiti che avevano maturato, prelevando continuamente dei soldi per loro e non chiedendo il fallimento. La società sarà poi messa in liquidazione e lo stesso fallimento sarà chiesto dai creditori.
Le prime difficoltà della Edilcorso risalivano al 2007, in piena crisi del mattone, ma si era cercato di rimediare con versamenti in conto capitale. Una speranza era anche rappresentata dai nuovi lavori, in provincia di Belluno, a Trento e La Spezia. Tuttavia l’indebitamento era già rilevante e le passività finali al 2010 ammontavano a un milione 100 mila euro, come risulta dall’ultimo bilancio. Quanto ai soci, secondo la curatrice e il pm, si garantivano uno stipendio tra i 2.000 e i 2.500 euro. Sapevano del dissesto, ma hanno finito per aggravarlo fino al 30 ottobre 2012, data della liquidazione. Da allora un’unica fattura di 1.433 euro, che è stata incassata. I Corso sono stati entrambi condannati.
Gigi Sosso
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