Banche: finito il sogno della Bcc di Belluno e Feltre

La raccolta si è fermata a 4 milioni. Il 16 maggio si deciderà in quale banca entrare
BELLUNO. Il sogno della Banca di Credito cooperativo di Belluno e Feltre è morto. Alla scadenza di ieri, i promotori non sono riusciti a raccogliere i 5 milioni di euro necessari alla costituzione dell'istituto di credito e, a due anni di distanza dall'inizio dell'avventura, al comitato non resta che cambiare strategia. Il futuro verrà deciso il 16 maggio, quando i promotori decideranno in quale banca confluire; una scelta che verrà fatta sulla base di tre criteri già ben chiari. La raccolta si è fermata a poco più di 4 milioni di euro e 1.404 soci. «E' un giorno triste, ma eravamo preparati», spiega il presidente del Comitato promotore Giorgio Azzalini, che usa metafore patriottiche. «Eravamo in 25, come i rivoluzionari di Carletto Pisacane e abbiamo fatto la stessa fine: siamo arrivati nella spiaggia giusta, ma al momento sbagliato». Nel Comitato promotore non c'è gente che si arrende facilmente e quindi il progetto resta vivo: «Lo traghetteremo in un'altra banca. Abbiamo fissato tre parametri per sceglierla: devono reinvestire la nostra raccolta per intero in Valbelluna; devono consentirci di diventare soci a pari condizioni e devono essere disponibili ad aprire due sportelli qui da noi». Le offerte non mancano (c'è tempo fino al 14 maggio), anzi sono veramente numerose e appetibili. Tranne una. «L'unica che non c'è è quella che avremmo preferito», è la Bcc delle Dolomiti di Cortina, la cassaforte di un paese con tanti soldi poco distribuiti e Azzalini, con il suo stile eccentrico, spiega perché: «Non ci vogliono per lo stesso motivo per cui non si vogliono i magrebini. In futuro loro saranno i migliori, perché arrivano giovani e carichi di motivazioni, ma oggi sono poveri e hanno i piedi sporchi». Il Comitato promotore ha fatto anche l'analisi degli errori rilevando che quello fondamentale è stato l'essere: «Fuori tempo come un partigiano negli anni Trenta», ma la faccenda è seria: «Se è vero che esistono imprenditori disponibili a mettere 4 milioni di euro per una squadra di pallavolo, ma non in una banca del territorio, allora significa che ai bellunesi piace il panem et circenses e l'interesse è quello di mantenere pochi ricchi con una platea pronta ad applaudirli». Secondo Azzalini invece: «In un mondo sempre più difficile bisognerebbe mettere le basi per fare cose serie, il lavoro, un futuro per i giovani». L'altro "errore" è genetico: «Nella sigla Bcc, conoscendoci, hanno letto "banca catto comunista", fatto che ha tenuto lontani Lions, Rotary, industriali e altri di un certo livello. E forse è vero, la nostra idea di solidarietà è poco moderna. O forse ci siamo spiegati male». Eppure alcuni ci hanno creduto: «Gli unici imprenditori che hanno capito il senso dell'operazione sono gli ex emigranti, gente che ha fatto grandi fortune nel mondo (Mezzomo, Pasa, Lovat tra gli altri)», ma non i politici: «Abbiamo avuto una grande delusione dai politici, soprattutto di area (centrosinistra), perché non hanno idee, non si vede un solo progetto per questo territorio e si sono lasciati scappare anche questo. I politici sono i più stupidi». L'ultimo errore sta nell'ambizione: «Potevamo partire con un progetto più modesto, limitarci a Belluno o a Feltre, ma non pensavamo di arrivare soli sull'isola. Ma è andata così, oggi era l'ultimo giorno e il sogno rimarrà sogno. Siamo sfiniti, abbiamo lavorato tantissimo, ma ci siamo anche divertiti. Ora saremo un gruppo bellunese in un'altra banca, è un piano più modesto, ma sarà comunque un po' bellunese».

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