Bandiere e caroselli, grande festa a Sappada
SAPPADA. Manuel Piller Hoffer, il sindaco, prima di lasciarsi catturare dall’euforia, vuole aspettare che cosa deciderà il presidente della Repubblica e che la legge sia pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.
E non basta ancora, teme ulteriori difficoltà, nella procedura. Piller Hoffer non nasconde, in ogni caso, la sua soddisfazione per il risultato ottenuto: «Era quello che volevamo, un sì o un no, dopo un iter di quasi dieci anni». Non accetta, il sindaco, l’accusa che Plodn abbia voluto traslocare in Friuli per avere più opportunità economiche. «Più ricchi? Vediamo, calma. Il Friuli Venezia Giulia è una cosa, il Trentino Alto Adige un’altra».
Da una parte solo i sei decimi vengono trattenuti sul territorio; dall’altra i nove decimi. Piller Hoffer ammette che con il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha sempre avuto un buon rapporto, negli ultimi tempi, fra l’altro, ha mantenuto una interlocuzione costante.
Grande festa, invece, lungo le strade del paese. I referendari storici hanno organizzato un corteo di auto che è partito dall’ultima borgata verso il Veneto, Lerpa ( “fiume di larici”) per attraversare poi tutto il paese, salire a Cima Sappada e scendere fino a Forni Avoltri; da qui il ritorno sempre a clacson pigiati, quasi ogni auto una bandiera del Friuli.
E, naturalmente, ogni bar, una fermata. Canti e balli per tutto il pomeriggio. «È una giornata storica, che aspettavamo non solo da una decina d’anni, ma da molto tempo prima» parla, a voce quasi persa, il colonnello Riccardo Breusa. È piemontese, ha fatto l’alpino qui a Sappada ed è stato l’anima della friulanità di Plodn. «La motivazione che ci siamo sempre dati sin dall’inizio del nostro impegno è di carattere storico, culturale, niente affatto economico. Noi siamo un’isola linguistica e culturale associabile a Sauris, a Timau, all’area di lingua tedesca intorno a Tarvisio. Il Friuli ci vuole per consolidare proprio le sue specificità, e quindi la sua specialità, che si fonda sulla presenza delle minoranze».
Danilo Quinz è un altro dei referendari storici. «Sono ovviamente d’accordo, ma non è che le opportunità offerte dal Friuli noi possiamo disdegnarle. Anzi. Sicuramente saremo il sesto polo sciistico della vicina regione. I nostri giovani potranno contare su maggiori contributi per la casa».
Aggiunge Alessandro Mauro, portavoce del gruppo: «E non si dimentichi il prezzo più leggero del carburante. Una famiglia arriva a risparmiare anche mille euro l’anno».
Antonio Santoro, consigliere comunale di minoranza, ha festeggiato anche lui per tutto il pomeriggio. «“Sappada cambia”, il nostro gruppo, si è sempre rapportato con il comitato dei referendari e non può che festeggiare. Siamo certi che alle prossime elezioni saremo parte attiva e nobile del Friuli».
I referendari hanno anche diffuso una nota in cui lasciano trasparire il loro entusiasmo per una data che definiscono storica. «Dopo la fine della seconda guerra mondiale e dopo la salita sul Monte Peralba di Giovanni Paolo II, quello di oggi – hanno scritto ieri – è il giorno più importante per Sappada. Dopo la separazione dal Friuli nel 1852 oggi si torna a casa. Non per questo vi è acrimonia nei confronti del Veneto anzi vi è gratitudine ed amicizia – scrivono ancora i referendari-. La nostra speranza, anzi la nostra certezza, è che questo importate fatto possa contribuire affinché il Veneto ottenga quella autonomia per la quale poche settimane abbiamo votato».
I referendari manifestano anche speranza, «anzi, la certezza che per la montagna si aprirà una fase costituente che porterà risposte a tutti i paesi delle terre alte. Quella di oggi è¨ una vittoria di tutta la montagna, una vittoria che riguarderà tutti. D’ora in avanti bisognerà fare i conti davvero con i montanari sia a Venezia che a Roma».
E infine un’assicurazione: «Sappada in Friuli manterrà e rinforzerà i legami di amicizia con i paesi del Comelico e del Cadore. Sarà un grande elemento di crescita e di rinascita».
©RIPRODUZIONE RISERVATA .
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi