Bar, introiti dalle slot per pagare gli affitti Ma molti dicono no
Pro e contro la presenza delle macchinette nei locali «Abbiamo rifiutato anche se i soldi fanno comodo»
BELLUNO. Per diversi esercizi pubblici slot machine e lotterie istantanee stanno diventando una fonte di sostentamento. Senza la quale le attività rischierebbero la chiusura.
Una triste verità, che riguarda anche la provincia di Belluno. Soprattutto se si prendono in considerazione gli esercizi presenti nei piccoli paesi. Non molte settimane fa questo paradosso di non facile soluzione era stato evidenziato da Mercedes Guzman, titolare dell’osteria “La Bodeguita de Mercedes”, a Nebbiù. «Gli introiti sono scarsi e a malapena riesco a sopravvivere», aveva spiegato. «Non voglio vendere i biglietti delle lotterie istantanee “gratta e vinci”, ma senza l’incasso di queste non posso offrire agli abitanti di Nebbiù, per esempio, i servizi per il pagamento di bollette e ricariche di cellulari».
«La presenza delle “macchinette” rappresenta sicuramente un contributo per tirare avanti, soprattutto in periodi non facili come quelli che si stanno vivendo», dice Massimo Volpon del Bar Helvetia, in via Mezzaterra a Belluno. «C’è chi, grazie a questi introiti, paga l’affitto. Certo, se ci fossero delle forme alternative di sostegno, allora penso che diversi esercizi deciderebbero di fare a meno delle slot». A livello provinciale ci sono alcuni Comuni che stanno studiando agevolazioni sulle tasse, o contributi, per gli esercizi “slot free”. «Dobbiamo però anche considerare che alla base c’è quella che può essere definita una vera e propria ipocrisia dello Stato», commenta Marco Rossato del Coordinamento Slotmob, associazione che ha di recente presentato una proposta unitaria di regolamento provinciale per la limitazione del gioco d’azzardo.
«È innegabile che la crescita del gioco d’azzardo legalizzato rappresenta un boom di entrate per l’erario. Già anni fa, in un periodo di deficit, lo Stato ha trovato il sistema per incamerare risorse. Basti pensare che nel 2016 l’azzardo ha fruttato 10 miliardi di euro. Peccato però che i costi sociali ammontino a tre volte tanto: 30 miliardi».
«Bisogna togliere un velo e affrontare un vero e proprio cambiamento culturale», aggiunge, «smettendo di pensare l’azzardo come economia che produce ricchezza e benessere. Anzi, sottrae risorse al buon commercio».
Il Coordinamento Slotmob, puntando alla creazione di un tavolo provinciale, ha cercato anche di coinvolgere le categorie economiche. «Abbiamo avuto la disponibilità dell’Unione Tabaccai, che però fotografa solo una parte della situazione complessiva. Che è alquanto complessa da affrontare», dice ancora Rossato. «Serve una regolamentazione che non divida esercizi “buoni” ed esercizi “cattivi”».
Intanto, anche in provincia ci sono alcuni locali che hanno preso una decisione: dire no alle “macchinette mangia soldi”. Tra questi il Bar Sunrise Caffé di Busche, il Centro culturale Piero Rossi di Belluno e il Wine Bar Saetta di Pozzale, che hanno partecipato, lo scorso anno, alla prima “Slotmob Fest”. Proprio dal Saetta arriva una testimonianza. «La nostra è una scelta di principio», fa presente Riccardo Caliari. «Siamo poi un paese molto piccolo, in cui il bar ha anche un valore sociale e diventa punto di incontro quotidiano. Non vogliamo che si trasformi in altro. Detto questo, non si può non riscontrare come slot e lotterie istantanee siano una fonte di guadagno interessante. Chi non le ha, deve ingegnarsi per incrementare il fatturato: noi per esempio stiamo puntando molto sulla selezione di vini. Una sfida imprenditoriale. È necessario trovare alternative per andare avanti, specie in piccole realtà di montagna».
«In più occasioni ci è stato chiesto di montare delle macchinette, ma abbiamo sempre rifiutato, come non abbiamo mai voluto vendere i vari tipi di “gratta e vinci”», sottolinea Helena Duranti Ciotti, dell’hotel Giardino di Pieve di Cadore, in cui è presente anche un bar. «Questa nostra scelta ci fa rinunciare a introiti che potrebbero anche essere consistenti, ma andiamo avanti per questa strada. Resta nello stesso tempo la consapevolezza che le attività come i bar si trovano a vivere difficoltà sempre maggiori».
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