Barbara Ravagnan «È indispensabile l’Ostetricia a Pieve»
PIEVE DI CADORE. Non ci sono dubbi per Barbara Ravagnan, di Auronzo, 3 figli: un punto nascita come quello di Pieve di Cadore, negli anni d’oro fino a 280 parti, è indispensabile. «Certo, va messo in sicurezza, anzitutto con un servizio di Pediatria». Non è una mamma qualunque, la signora Ravagnan. È la portavoce delle donne cadorine e ampezzane che hanno frequentato l’Ostetricia di Pieve, trovandola quanto mai accogliente, ancorché da irrobustire.
«Un anno e mezzo fa, quando ho partorito l’ultimo figlio, per problemi di salute sono dovuta scendere a Belluno. In ambulanza, nonostante l’assistenza accuratissima del personale che mi accompagnava, ho conosciuto l’inferno. Ero in travaglio, ad ogni curva, per quanto bravo e prudente fosse l’autista, mi sembrava di dover soccombere. Il viaggio è stato interminabile e quando sono arrivata ero sfinita». Una trasferta, questa, che capita a molte partorienti. Meglio l’elicottero, ovviamente.
Ma l’ambulanza con le ali non è sempre disponibile. Può anche succedere, quindi, che da Auronzo, ma perfino da Sappada, da una parte, e da Cortina, dall’altra, si accorra prima a Pieve e da qui si venga dirottate a Belluno. «Spesso è un purgatorio che poi si trasforma, appunto, in inferno».
Portare tutto a Belluno, dunque, proprio no. Attrezzare a dovere Pieve di Cadore senz’altro sì. «Il punto nascita è a dimensione davvero umana, si viene accolte con tutti i riguardi del caso - conferma Barbara -, non si viene dimesse in fretta perché c’è magari bisogno di un posto letto. Basterebbe davvero poco per consolidare l’ospedale cadorino sul piano di tutti i servizi, quello pediatrico in particolare. Tre ore al giorno sarebbero sufficienti. E il sogno di tante future madri del Cadore e dell’Ampezzano sarebbe il parto in acqua. «Resterà tale? Zaia, pensaci tu».
(fdm)
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