Bard: «L’autonomia oggi più che mai è molto necessaria»
BELLUNO. «L’autonomia del territorio di Belluno-Dolomiti è necessario oggi più di prima. E noi continueremo la battaglia per questo riconoscimento».
Ha le idee chiare Silvano Martini, vice presidente del Bard, che oggi alle 17 alla birreria Pedavena celebrerà il suo primo congresso provinciale. Sul piatto non solo il bilancio di quasi due anni di attività, ma soprattutto i progetti per gli anni a venire. Gli impegni sono tanti come le sfide, ma il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti non intende mollare.
A quasi due anni dalla vostra nascita come movimento, oggi farete il primo congresso. Qual è il bilancio?
«Siamo nati come comitato referendario alla fine del 2010, poi ci siamo trasformati in movimento un anno e mezzo fa. È il primo congresso che facciamo. Volevamo farlo prima, ma siamo stati sopraffatti dal corso degli eventi, come l’organizzazione della manifestazione a favore della Provincia di Belluno del 24 ottobre scorso».
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
«Il congresso di oggi non ha propriamente il compito di relazionare su quanto fatto, ma vuole delineare il futuro del movimento e raccogliere indicazioni sugli obiettivi che si pone questo territorio. Autonomia significa ragionare sul modello di territorio che si ritiene migliore per il futuro di questa terra».
Qual è questo modello?
«Il modello autonomo è indubbiamente giustificato: tutti lo hanno capito, soprattutto a causa della crisi. È un percorso fatto di piccoli passi: non possiamo certo attenderci che questo cambiamento avvenga tutto e subito».
Si riferisce al flop dei referendum per lasciare il Veneto?
«Il nostro scopo non è quello di andare dall’altra parte, ma di costruire una provincia autonoma delle Dolomiti. Tanti i politici che hanno sbandierato la nostra sconfitta nei referendum, ma non è così. La vera sconfitta, se proprio vogliamo, è quella politica e poco territoriale di Feltre, ma per gli altri territori pensare di vincere era impossibile. Sapevamo che era difficile, ma noi vogliamo un'autonomia completa: il Bellunese merita pieni poteri come Trento e Bolzano per gestire un territorio interamente montano. Ma per farlo dobbiamo utilizzare gli strumenti che abbiamo a disposizione come il referendum. Forse qualcuno ci rimprovera di aver collezionato più ricorsi che vittorie. Ma noi rispondiamo: qual è l'alternativa? Stare a casa e non far nulla? La storia dell'autonomia è fatta di percorsi molto lunghi, costellati anche di sconfitte».
Ma c’è una vittoria?
«Sì, è la manifestazione di ottobre, dove il Bard è stato l’anima, riuscendo a mettere insieme l’intero territorio. E questo è stato un segnale importante del fatto che, se si vuole, possiamo essere uniti. Cosa, questa, che a oggi è molto difficile e che rappresenta la nostra debolezza. In quell’occasione abbiamo portato a Belluno gente del Comelico, del Cadore, dell’Agordino, vincendo la diffidenza che ci caratterizza. E questo è quello che dobbiamo ottenere».
Il congresso di oggi che scopo avrà?
«Quello di consolidare il lavoro fatto finora. Vogliamo far crescere i giovani perché continuino in questa battaglia. Vogliamo trovare altra linfa, altre forze, verranno i rappresentanti della pastorale del lavoro, ci saranno le cooperative. Lo scopo è creare una confederazione di territori autonomi alpini: perché il problema non è solo nostro. Dobbiamo tessere rapporti stretti con Trento e Bolzano a livello economico. Noi vogliamo che le persone tornino a vivere sul territorio per tutta la vita. Speriamo di raccogliere nuovi iscritti, che vadano ad aggiungersi ai 450 che già abbiamo. Daremo nuove gambe anche ai comitati di valle».
Come vede la fusione dei comuni nell’ottica autonomista?
«Se c'è un modello che funziona è quello dell'Alto Adige, dove i comuni sono stati ridotti, ma bisogna rispettare la volontà dei territori. Da tempo parliamo di un comune unico per il Cadore».
Paola Dall’Anese
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