Bard: «Vittoria della democrazia»
Il movimento dice di non schierarsi ma la posizione è chiara
FALCADE E CANALE. «Quello che rileviamo è che questo è il primo referendum di fusione bocciato in terra bellunese. Forse ci stiamo svegliando: stiamo capendo che fare i primi della classe, obbedendo senza reazioni alle indicazioni della politica nazionale, non porta a nulla, anzi». A dirlo è il Bard che vede nella bocciatura del referendum per la fusione di Falcade e Canale «la vittoria della democrazia».
Al di là delle opinioni è certo che la maggioranza dei cittadini dei due comuni non ha ascoltato l’invito al Sì arrivato dal Movimento 5 Stelle, dalla Cisl, dall’Anci Veneto, dall’onorevole De Menech e da tutto il mondo della politica che spinge per le fusioni. Quelli del Bard ribadiscono la propria neutralità. «Non abbiamo mai sostenuto le battaglie dei Sì o dei No in nessun referendum di fusione – ricordano – anzi, abbiamo sempre affermato la correttezza di questi percorsi perché lasciano l’ultima parola ai cittadini. Non ci siamo disperati per le vittorie delle consultazioni degli scorsi anni, non esultiamo per questa bocciatura. Sappiamo che dal Comelico alla Valbelluna ci saranno altri referendum per la fusione dei comuni: non ci intrometteremo in nessuno di questi percorsi, ma chiediamo ai sindaci e ai cittadini di scegliere con consapevolezza e non sull’onda emotiva ed economica di contributi destinati a sparire in pochissimi anni».
«Dobbiamo spiegare meglio ai cittadini i vantaggi che possono avere i Comuni fusi – dice invece Roger De Menech (Pd) da sempre favorevole alle fusioni – Comuni che, già con la prossima legge di stabilità, avranno ancora più vantaggi». Prospettiva che non ha convinceto i cittadini di Falcade e Canale. «C’è la paura che le fusioni facciano deprimere i servizi – continua De Menech – da ex sindaco di un Comune come Ponte che ha 21 frazioni e che è già una fusione di più entità, posso dire che le unioni sono virtuose per il mantenimento e l’implementazione dei servizi. Dobbiamo far capire che si può razionalizzare senza tagliare come troppe volte la politica ha fatto».
Parla di «esercizio di democrazia» il senatore Giovanni Piccoli (Fi), chiedendo di «prendere atto della volontà popolare e di ripartire da qui per programmare il futuro di un intero territorio, quello agordino, che ha delle innegabili specificità. La lotta allo spopolamento resta la priorità della priorità. Il prossimo Governo – conclude Piccoli – dovrà saper dare il giusto riconoscimento ai singoli territori e a chi li abita. Dopo i referendum c’è solo l’indifferenza e dopo l’indifferenza la morte civile dei nostri territori. Si riparta da una rinnovata programmazione e da una gestione nuova delle risorse».
(g. san.)
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