«Basta sfruttare il Piave» protesta e presidi a tappe
SANTO STEFANO DI CADORE. «Basta con la speculazione sui fiumi». Annunciati presidi e proteste da comitati e amministratori, contro nuove derivazioni e centrali sul Piave.
Era piena venerdì sera la sala convegni dell'Unione Montana Comelico e Sappada, per l'incontro pubblico sul tema “Piave Bene Comune” promosso dal Comitato Bellunese Acqua Bene Comune con il patrocinio del Comune di Santo Stefano di Cadore.
Tra il pubblico c'erano i sindaci di San Pietro di Cadore e San Nicolò Comelico, rappresentanti delle Regole del Comelico, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Simone Scaravel, e poi tante persone interessate al tema, compresi molti giovani.
In apertura il sindaco Alessandra Buzzo ha invitato tutti ad una riflessione sul bene acqua, che rappresenta una risorsa fondamentale per la vita in montagna e per il futuro dei giovani. Quindi Nico Paulon, del Comitato organizzatore, ha annunciato il tema della mobilitazione permanente con il motto “ABC, Adesso Basta Centrali”. «La campagna andrà avanti fino a che la Regione non bloccherà la speculazione sui nostri fiumi e torrenti» ha detto Paulon «proseguiremo con un presidio a Limana il 29 ottobre. Per venerdì 6 novembre abbiamo previsto un altro incontro informativo a Belluno e il 12 novembre il secondo presidio davanti al demanio idrico. Dieci anni fa ci chiamavano Talebani, oggi tutto quello che avevamo previsto si è rivelato corretto. La battaglia culturale l'abbiamo già vinta».
Quindi è intervenuta nel dibattito Laura Ruffato del Wwf che ha fatto un ampio quadro della situazione sul tema dello sfruttamento idrico del bacino del Piave, partendo dalle sorgenti, fino ad arrivare a Belluno. «Mentre nuove richieste per nuove concessioni idroelettriche si vanno a sommare alle oltre 150 già pendenti, la Regione Veneto ancora non ha preso in mano la questione per andare a bloccare una speculazione sui nostri fiumi che non ha nessuna utilità se non quella di arricchire i proponenti». Ruffato ha anche evidenziato un altro aspetto. L’importo energetico complessivo di queste centrali è oggettivamente irrisorio (un millesimo) rispetto all’attuale produzione energetica derivante dallo sfruttamento dei nostri fiumi. Di contro, l’effetto cumulativo derivante dalla loro realizzazione determinerebbe un enorme impatto ambientale su un’ecosistema fluviale già fortemente deficitario. Il punto fondamentale è che il bacino della Piave, con il suo pessimo primato di essere il più artificializzato d’Europa, ha già oltre il 90% delle sue acque sfruttate per scopi idroelettrici e irrigui. Infine Ruffato si è soffermata sugli incentivi verdi che finanziamo attraverso le nostre bollette energetiche e che hanno completamente drogato il mercato rendendo redditivi anche impianti su piccoli corsi d'acqua con portate insufficienti. La conclusione di Ruffato è amara: «È un far west nel quale non vengono rispettate le normative europee e che i nostri territori stanno subendo a causa dell’immobilismo della Regione Veneto».
Successivamente sono intervenuti nel dibattito professionisti, tecnici e gente comune. Da più parti è stata evidenziata la preoccupazione per una situazione ormai fuori da ogni controllo, con pesanti ricadute sul piano ambientale.
Livio Olivotto
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