Belluno: 12mila lavoratori senza tredicesima

Un Natale in grande affanno per disoccupati, cassaintegrati o precari
Acquisti per Natale sopra un lavoratore Per molti sarà un Natale «magro»
Acquisti per Natale sopra un lavoratore Per molti sarà un Natale «magro»
BELLUNO. Saranno oltre 12mila i bellunesi che quest'anno non riceveranno la tredicesima o ne riceveranno una sensibilmente ridotta. Sono le persone rimaste senza un lavoro, i cassaintegrati, chi ha un contratto a termine o atipico per cui non è previsto nel contratto questa voce. Un esercito di persone che quest'anno non potrà spendere più di tanto per i consueti regali di Natale. E questo porterà a un calo dei consumi e quindi a un rallentamento della ripresa dell'economia. I dati allarmanti, che sottolineano il quadro ad oggi della nostra provincia, vengono forniti dalla Camera del Lavoro di Belluno. Sono circa un migliaio i bellunesi che non hanno mai trovato un lavoro, quasi diecimila i disoccupati, quelli che un impiego ce l'avevano e che per la crisi l'hanno perduto: per tutti questi la tredicesima resterà un miraggio. Arriverà, invece, ridotta per centinaia di persone in cassaintegrazione: per loro la tredicesima potrà andare da zero a qualche rateo, in base alle settimane lavorate ogni mese. «Ricordiamo», dicono alla Camera del Lavoro, «che la tredicesima matura rispetto ai mesi lavorati, ma per averne diritto una persona deve aver lavorato almeno per metà mese. Sono moltissime, quindi, le persone in cassa per le quali scatterà soltanto qualche rateo, per gli altri sarà ridotta. Si parla di cifre che vanno dai 600 ai 700 euro». «Una situazione pesante», precisa Bressan, segretario della Cgil, «che avrà un contraccolpo diretto sui consumi. Se uno ha meno soldi da spendere, logicamente taglierà il superfluo: quindi niente regali di Natale, perchè lo stipendio deve essere impiegato per pagare le rate del mutuo, le bollette di acqua, luce e gas e telefono. Spese inderogabili». Per Bressan le cose si stanno mettendo male anche per il 2011: «L'accordo che è stato siglato separamente dalla Regione con le altre sigle sindacali sulla cassa in deroga, porterà a un ulteriore impoverimento della società, checchè ne dicano Cisl e Uil. Non presupporre gli ammortizzatori per i lavoratori di aziende in fallimento, ad esempio, farà in modo che questi siano licenziati e quindi estromessi dal mondo del lavoro, con tutte le difficoltà poi a recuperarli; senza contare che si preclude a un eventuale acquirente dell'azienda la possibilità di acquistarla. Si decreta in questo modo la morte dell'azienda e il non recupero dei lavoratori». La critiche di Bressan non si fermano: «Distinguere nell'erogazione degli ammortizzatori tra aziende iscritte all'Ente bilaterale e quelle che non lo sono, non fa altro che discriminare i lavoratori. Sono loro a farne le spese, senza contare che tutti hanno comunque versato le stesse tasse. Prevedere, infine, che le indennità vengano concesse solo se c'è la compartecipazione al 30% da parte dell'azienda, significa mettere in serio pericolo i lavoratori: se l'azienda non mette la sua quota, infatti, i dipendenti non vedranno un euro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi