Belluno, addio professor Serafini: per tutti era “er Serafo”

E’ morto l’insegnante dell’Iti Segato dopo una vita di lavoro e militanza politica

Gigi Sosso
Il professor Paolo Serafini con la moglie Gianna
Il professor Paolo Serafini con la moglie Gianna

Lo chiamavano “er Serafo”. Mica solo gli amici più stretti, anche i suoi studenti, che lo rispettavano e gli volevano un gran bene. Non mancava mai alle cene di classe e ci sarà pure un motivo. Paolo Serafini è morto domenica sera, a Belluno. Aveva 90 anni e, alle spalle, una vita di lavoro, insegnamento e militanza politica. Romano di Roma e anche romanista, insegnava tecnologia meccanica e elettrotecnica all’istituto tecnico industriale Segato e non nascondeva le sue simpatie per la Destra, fin dai tempi del Movimento sociale. Era un fascista dal volto umanissimo, ma anche tante altre cose e forse la definizione migliore è “un diavolaccio bono de core”.

Simpatico, estroverso, sanguigno, pirotecnico e professionalmente molto preparato. Aveva fatto una gran fatica a diventare ingegnere perché nel frattempo lavorava per pagarsi gli studi e, nella capitale, era stato dipendente dell’Atac, l’azienda del trasporto pubblico, con il ruolo di capotecnico di prima classe. Ma uno come lui non poteva durare, in un’azienda municipalizzata di questo genere. Una delle svolte della sua vita è una visita al cognato, a Belluno. Si innamora della città e decide di rimanerci. Va ad abitare nella zona di Mur di Cadola e comincia a insegnare all’Iti.

Non è un professore qualsiasi , ma uno capace di coinvolgere e motivare anche lo studente più sfaticato con il suo grande entusiasmo e un metodo d’insegnamento, che prevedeva anche momenti d’ilarità, grazie alle sue battute. Era uno che cercava di salvare i ragazzi in difficoltà e non per forza di bocciarli. Il suo nemico più acerrimo? A Roma, si chiama “zella”, cioè sfortuna e uno dei pochi rimedi è fare gli scongiuri. Il modo di dire più sentito? Vale come il due di coppe, quando regna denari. I funerali del Serafo saranno celebrati mercoledì, alle 15, nella chiesa di Cavarzano.

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