Belluno: architetti, la crisi si sente
Frison: «Dobbiamo uscire dai nostri ristretti confini»
Il tavolo della architettura in piazza dei Martiri
BELLUNO.
Contrazione fortissima degli incarichi pubblici, ritardo dei pagamenti, frenata dell'edilizia privata. Sono questi i mali con cui l'Ordine degli Architetti di Belluno ha dovuto fare i conti nell'anno che sta per finire. La crisi infatti non ha risparmiato nemmeno i liberi professionisti. A confermarlo il presidente provinciale, Franco Frison che ieri ha tracciato un bilancio dell'attività 2010. A dare il polso della situazione anche i dati che emergono dall'InarCassa, la cassa previdenziale che raccoglie architetti e ingegneri. Nel 2009, rispetto al 2008, la cassa ha subìto un calo dell'8% sui contributi, mentre nel 2010 il calo di attesterà sul 5-6%, per una flessione totale nel biennio del 12-13%.
I bandi al ribasso.
«Nel nostro settore, ancora fortemente condizionato dall'andamento dell'edilizia, abbiamo registrato la contrazione degli incarichi pubblici, a cui si aggiunge il forte ritardo nei pagamenti, che supera anche i sei mesi. E questo crea una sofferenza originata da una carenza di tutela dei crediti a cui si affiancano i tempi biblici della giustizia per risolvere i contenziosi», precisa Frison. Il quale torna sulla questione della committenza rilevando un dato preoccupante, quello delle gare al ribasso, «che vanno a scapito della qualità della progettazione e all'ente committente comporta dei costi aggiuntivi di non poca entità per la sistemazione e manutenzione del prodotto finale». «Un ribasso (si va dal 50% al 70%) che può solo nascondere una progettazione scadente, che ha bisogno di costanti interventi di modifica. E se da un lato ciò porta all'allungamento dei tempi di realizzazione, dall'altro l'utilizzo di materiali scadenti costringe, per la loro manutenzione, a costanti operazioni di interventi per tutta la vita del manufatto», sottolinea anche Alessandro Sacchet, presidente della neonata Fondazione Architettura.
La concorrenza dei grandi studi.
Un altro problema con cui gli architetti bellunesi sono costretti a confrontarsi sono i grandi studi, di prestigio. «Noi abbiamo una realtà di piccoli studi», puntualizza Frison, «e per le nostre stesse dimensioni facciamo fatica a confrontarci con quelli più grandi, soprattutto quando si tratta di partecipare a bandi di gara. Per quanto noi possiamo essere di pari livello o anche superiore in quanto a preparazione, contro l'apparato su cui può contare una grande struttura non possiamo certo competere anche se poi, guardando bene in quelle strutture ci sono molti collaboratori ma spesso sottopagati».
Il piano casa non è decollato.
Anche il piano casa, per gli architetti non ha dato i risultati sperati, mentre la semplificazione burocratica stenta a decollare complicando poi la vita ai liberi professionisti.
Le sfide del 2011.
Ma di fronte alla crisi gli architetti si stanno attrezzando. «Dobbiamo uscire dai confini territoriali e regionali, iniziando a "venderci" anche al di fuori, visto che abbiamo tutte le carte in regola per farlo. Non possiamo più permettere che Milano o Roma ci soverchino», dice il presidente che, per dare un segnale forte, si è candidato al consiglio dell'Ordine nazionale, unico candidato per il Veneto mentre per il Triveneto si spartirà la corsa con un collega di Udine. Le votazioni si svolgeranno oggi. «La presenza di un bellunese nel consiglio nazionale sarebbe molto utile per riportare i professionisti a stare coi piedi per terra, spingendoli ad una visione più concentrata verso la periferia». Sotto l'albero, inoltre, gli architetti troveranno l'aumento della quota da versare all'InarCassa e anche del contributo dei committenti (dal 2 al 4%). «Sarà dura vista la crisi».
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