Belluno aspetti il federalismo

Quando leggo delle legittime richieste separatiste della Provincia di Belluno, non posso non pensare, ancora una volta, all’urgenza di dare al Veneto l’autonomia di cui ha bisogno e che si merita. Mi rendo conto, da convinto federalista quale sono, che per un cittadino che si senta vittima di un’ingiustizia decennale è difficile mantenere i nervi saldi. Lo è ancor di più farlo nel pieno della crisi economica, senza cedere alla tentazione di saltare in groppa al primo “cavallo” che passa e che si ritiene - a volte erroneamente - essere il più veloce. Proprio questo, invece, è il momento della pazienza e della determinazione.

Il mio pensiero va ai bellunesi, cui ho il dovere di dire, da presidente della Regione del Veneto, che anche il territorio che abitano avrà vita nuova con il federalismo, per il quale abbiamo lottato e lottiamo oggi con rinnovata forza e convinzione.

Portare a conclusione l’iter legislativo per separare la provincia di Belluno dal Veneto ed annetterla al Trentino Alto Adige, infatti, potrebbe essere un processo più lungo di quanto non sia quello di attuazione del federalismo fiscale.

Il primo richiede una modifica della Costituzione.

Il secondo, considerato a ragione come la madre di tutte le riforme di cui l’Italia e il Veneto hanno bisogno, arriverà al suo rush finale dopo il confronto politico in corso e dopo anni di battaglie da parte di chi, come me, era ed è convinto che il patto che tiene uniti i diversi territori italiani vada riscritto.

Le ragioni dell’autonomia riconosciuta al Trentino sono ritenute, da alcuni, come appartenenti ad epoche ormai lontane. Oggi, l’iniezione di modernità irrinunciabile per il Paese non consiste nel rendere il Trentino meno “speciale”, ma nell’accrescere il livello di autonomia delle altre regioni. A questo serve il federalismo, che introduce rivoluzionari principi di rispetto per chi ha le carte in regola per fare da solo, come il Veneto, e di sostegno a coloro che non possono farcela e hanno bisogno di attingere ai fondi dello Stato. Lo dico perché mi pare che esista una strana somiglianza fra la vicenda di Belluno e la favola che racconta la tormentata storia d’amore di un principe impaziente, che corteggiò la sua amata per 99 giorni e, al centesimo, cedette alla stanchezza, se ne andò via senza nemmeno voltarsi e senza accorgersi così che la finestra cui aveva rivolto lo sguardo stava finalmente per aprirsi.

Quella finestra sul futuro, per noi veneti, è il federalismo.

Bisogna continuare a lavorare per questa riforma, che darà alla nostra Regione tutta l’autonomia che sa gestire e di cui ha bisogno per ottimizzare il livello di efficienza ed efficacia dei servizi, per aprire nuove opportunità di finanziamento alle imprese e restituire così ai veneti, bellunesi compresi, ciò che generosamente hanno dato all’Italia in tanti anni di storia. Noi vogliamo e possiamo farcela da soli. L’autonomia dei territori, come ha affermato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, è una necessità e non si contrappone all’unità del Paese. Ma essa va gestita e attuata senza improvvisazioni, rinsaldando, sulla base di regole nuove, i territori dall’”idem-sentire”, che condividono storia, identità e cultura.

Un divorzio territoriale, oggi, avrebbe poco senso e rischierebbe di innescare una reazione a catena al termine della quale il Trentino otterrebbe uno sbocco al mare.

Perché stravolgere la geografia identitaria, prima che territoriale, del Nord Est vanificando tutti gli sforzi fatti finora per il federalismo? E’ un traguardo per il quale abbiamo lavorato insieme. Dobbiamo continuare a farlo, sempre uniti, per raccoglierne i frutti al più presto.

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