Belluno: cinque anni e sei mesi per gli abusi sulla moglie
L'imputato è stato condannato anche per averla maltrattata. Il pm aveva chiesto sei anni
L’esterno del palazzo di giustizia di Belluno
BELLUNO.
Cinque anni e 6 mesi di reclusione per aver sottoposto la convivente a maltrattamenti e a violenza sessuale. È la condanna inflitta dal collegio dei giudici del tribunale di Belluno ad un veneziano di 38 anni. L'imputato è stato anche interdetto dai pubblici uffici. Una vicenda triste quella emersa ieri in un'aula al primo piano del tribunale di Belluno.
La vicenda ha visto come parte offesa nel processo una donna sudamericana, di 11 anni più giovane dell'imputato. I fatti furono scoperti il 19 settembre 2008, quando per due volte, nell'arco di poco più di un'ora, i poliziotti intervennero su segnalazione dei vicini, nell'abitazione di un condominio, in un paese della provincia di Belluno.
Gli agenti, sentiti nel corso del processo, hanno riferito di essere intervenuti poco dopo le 20 di quel giorno per calmare gli animi dopo che i vicini avevano sentito delle grida provenire da un appartamento del condominio. Verso le 21, quando gli animi sembravano essersi calmati, gli agenti se ne andarono. Ma, pochi minuti dopo aver lasciato l'appartamento, i poliziotti ricevettero un'altra chiamata, sempre dai vicini della coppia, che avvertiva di una nuova furiosa lite in corso. «Quando siamo arrivati - ha raccontato in una scorsa udienza un agente - l'imputato, piuttosto sconvolto, ci ha aperto la porta ed aveva i pantaloni macchiati di liquido seminale. Trovammo poi la donna distesa sul letto, con una maglietta sporca di sperma. Per questo motivo sequestrammo gli abiti e poi portammo la convivente dell'imputato all'ospedale per una visita ginecologica».
Per l'uomo scattarono le manette ai polsi, dopo che la donna, all'ospedale, lo denunciò per violenza sessuale. Dal suo racconto poi emerse una vicenda di una relazione logora che si trascinava da anni tra botte e violenze, anche davanti ai due figli. Nel corso del processo, i giudici del collegio (presidente Antonella Coniglio, a latere Anna Travia ed Elisabetta Scolozzi) hanno sentito anche la parte offesa, che ha ribadito in aula le accuse contro l'ex convivente. La donna ha anche precisato di non aver voluto costituirsi parte civile perché dalla vicenda voleva solo giustizia e non soldi: «Lui è pur sempre il padre dei miei figli».
Ieri mattina, in aula, la discussione. Il pubblico ministero ha ripercorso nei dettagli la vicenda sottolineando la credibilità delle accuse della donna sudamericana. Al termine della requisitoria, il pm ha chiesto la condanna dell'imputato a sei anni di reclusione.
Il difensore, l'avvocato Emiliano Casagrande, ha invece sostenuto in arringa la mancanza di riscontri oggettivi alle accuse rivolte al suo cliente.
I giudici del collegio si sono poi ritirati in camera di consiglio per decidere la sentenza. Dopo quasi un'ora il verdetto di condanna.
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