Belluno: De Gan espulso dalla Lega, segnale anti Bottacin

L'espulsione di De Gan dalla Lega Nord arriva in un momento particolarmente difficile per la Provincia, che aspetta un intervento straordinario dal governo per poter chiudere il bilancio
Stefano De Gan e Gianpaolo Bottacin
Stefano De Gan e Gianpaolo Bottacin
BELLUNO. «Il motivo è evidente». E' una decisione che pesa sul futuro dell'amministrazione provinciale quella presa dal direttivo della Lega Nord, che ha espulso l'assessore Stefano De Gan dal partito. De Gan è uomo di fiducia del presidente della provincia Gianpaolo Bottacin, che ha già avanzato le sue rimostranze al segretario Diego Vello, ma sta anche facendo uno più uno. L'espulsione di De Gan dalla Lega Nord arriva in un momento particolarmente difficile per la Provincia, che aspetta un intervento straordinario dal governo per poter chiudere il bilancio. Gli otto milioni di euro, che mancano a causa dei tagli forsennati ai trasferimenti statali, però, continuano a non arrivare e non ci sono novità positive. Lunedì Bottacin ha partecipato a un vertice nazionale del Carroccio a Milano, ma anche in quella sede gli sono state date solo rassicurazioni generiche. Il centrodestra nazionale è preso dall'imminenza dei ballottaggi che rischiano di ribaltare l'amministrazione sforzesca, ma l'impressione è che il governo stia sottovalutando i problemi che ha creato a diversi enti pubblici come la Provincia di Belluno. L'emergenza finanziaria dell'ente era l'oggetto della riunione convocata ieri sera dal segretario regionale Gian Paolo Gobbo (al quale è stata scritta una lunga lettera nei giorni scorsi), a Palazzo Piloni, con gli assessori della Lega Nord e Bottacin, ma il presidente ha annunciato la sua assenza. Un atteggiamento che, dopo le ultime novità, segnala l'ormai assoluta insofferenza di Bottacin per la situazione. Tornando a De Gan, l'assessore era sub judice da mesi per non aver versato quota del suo stipendio (atto non obbligatorio) al partito. Ieri De Gan ha preferito non parlare, ma in passato aveva già spiegato di non aver versato la quota 2010 in segno di protesta per la stessa diffusa abitudine tra gli amministratori del Carroccio. Pare che siano in molti, anche tra chi ricopre cariche importanti e ben remunerate, a non lasciare al partito una percentuale fissa della loro indennità. Adesso c'è da capire se il partito guidato da Vello deciderà di far fare la stessa fine anche a tutti gli altri. «Non capisco perché Stefano sia stato espulso, mentre con tutti gli altri c'è una clemenza assoluta», osserva Bottacin, «ma dopo quello che ho visto negli ultimi giorni il motivo è evidente». Il presidente, cioè, lascia intendere che l'attacco è rivolto a lui stesso, conseguenza di un atteggiamento intransigente e spinto all'attacco in vicende più o meno pubbliche, che vanno dai debiti di Bim Gsp alla valutazione (interna) degli assessori leghisti considerati meno capaci.

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