Belluno domani: idee e coraggio, il futuro della città è già qui

Una città vivace, innovativa e, se possibile, ancora più bella. Rimarrà solo un sogno? Qualche spunto per realizzarlo

BELLUNO. Coniugare natura, innovazione e cultura. È una sfida difficile quella che la città affida al suo prossimo sindaco, una scommessa sul suo futuro di capoluogo montano che vede i suoi giovani fuggire, anno dopo anno, verso luoghi più vivaci e ricchi di opportunità.

Le tredici persone che abbiamo intervistato nell’ambito di “Belluno domani” - imprenditori, politici, blogger, commercianti – hanno contribuito a costruire un vademecum che il futuro sindaco di Belluno potrà usare per tracciare una rotta o trovare qualche spunto.

Le fondamenta. Nel corso delle nostre interviste sono emersi spunti molto concreti e altri più fantasiosi. Tutte le interviste, però condividono un pensiero di fondo: alla città serve il coraggio di “volare alto”, di essere un motore per la provincia.

Un orgoglio bellunese che i nostri intervistati trasformano in passione e riversano nella loro attività, e lo stesso chiedono di fare ai loro concittadini. Lo spopolamento, grande spettro che si aggira all’ombra delle Dolomiti, non è un destino obbligato.

«Ma qualsiasi città deve essere vissuta, abitata» spiega il presidente di Confcommercio Belluno Paolo Doglioni, «altrimenti diventa una cattedrale nel deserto».

La ricetta per uscire da questa situazione vede mixare tanti ingredienti – la cultura, il commercio, un miglioramento nelle infrastrutture e nei trasporti – ma ha bisogno, alla base, di coraggio. «Belluno è una città bellissima, a misura d’uomo, consente di vivere in modo umano e ha grandi potenzialità» spiega Roberto Chemello, imprenditore, «ma vedo un’assenza: manca il coraggio di osare».

La natura. «Belluno è l’unica città capoluogo che ha al suo interno un Parco nazionale» spiega lo storico Marco Perale, «ma è una carta che deve essere giocata in maniera migliore di quanto fatto fino ad oggi».

Una città che, oltre alla prossimità con le Dolomiti, vanta anche un “quartiere” a mille metri sul livello del mare: è il Nevegal, un patrimonio che Maurizio Curti, presidente dell’omonima Alpe, spera di vedere adeguatamente valorizzato.

Turismo e commercio. Il tema del turismo rientra in molte interviste, quasi come fosse il settore in cui riporre le grandi speranze di questa città. Per Elena Pison, albergatrice, va affidato ad un professionista «che sappia fare sintesi tra operatori, consorzi e istituzione pubblica».

Per l’ex sindaco Maurizio Fistarol, però, per navigare nel mare magnum dell’offerta turistica è necessario avere un biglietto da visita bello, accattivante, efficiente: un centro cittadino che non conosca il significato della parola “sciatteria” dichiarando guerra in primo luogo alle scritte che imbrattano i muri. Solo così potrà rinascere un centro storico ormai deserto. Una ferita al cuore di chi, come il pastaio Danilo Menazza, ricorda una via Mezzaterra brulicante di vita.

L’economia del futuro. Il commercio è un esempio di come non sia facile trovare la giusta sintesi fra i modelli del passato e le esigenze del futuro. Ma è un punto di arrivo necessario che, secondo Stefano Casagrande, anima di BellunoLaNotte, passa attraverso l’innovazione.

Un esempio concreto? Una connessione internet che tenga il passo con i tempi, come chiede la blogger Clio Zammatteo. Ma anche, come invece suggerisce il sociologo Diego Cason, una scommessa sui settori che da sempre hanno connotato l’economia alpina, come la filiera del legno.

Cultura come traino. Non mancano, in questa carrellata di macro-temi, i classici dilemmi relativi ai parcheggi in città. Pare non bastino mai, eppure da più parti si riconosce che ce ne sono in abbondanza.

Ma a fare la parte del leone è sicuramente la cultura, anche grazie al traino dell’inaugurazione di palazzo Fulcis. Il nuovo museo, che secondo l’architetto Irma Visalli deve diventare uno spazio vivo e ricco di eventi, fa sognare chi, come Luigino Boito del Circolo cultura e stampa bellunese, soffre nel vedere palazzo Minerva abbandonato al suo destino.

Uno sviluppo che deve andare di pari passo con la collaborazione sempre più stretta con Venezia per offrire ai turisti un pacchetto laguna-Dolomiti proficuo per tutti. «Servono coraggio e fantasia, e forse una maggiore coesione politica» suggerisce il sottosegretario Gianclaudio Bressa. Chissà se il futuro sindaco accetterà lezioni di politica da chi l’ha preceduto.

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