Belluno Domani, intervista a Menazza: «Una piccola scala mobile per salire da via Lungardo»

La ricetta di Danilo Menazza, storico pastaio, per far rinascere il borgo: «Vorrei vedere via Mezzaterra animata ma servono parcheggi e affitti bassi»

BELLUNO. Cinquant’anni con le mani in pasta e un sogno per via Mezzaterra: «Vederla di nuovo vissuta e animata». Passare una mezz’ora seduti al tavolo di un caffè di piazza del Mercato con Danilo Menazza significa venire continuamente interrotti dai tanti, tantissimi, che si fermano a salutarlo. Sono clienti del suo pastificio, vicini di casa, amici. Relazioni che il pastaio, trevigiano di nascita ma a Belluno dal 1964, ha intrecciato in oltre 50 anni di lavoro.

Con lei vorrei approfondire, per il ciclo di interviste dedicate alla Belluno del futuro, il tema dello spopolamento del centro storico. Questa zona è meravigliosa ma sempre più vuota.

«E lo dice a me? All’inizio ero in una stanza in via Mezzaterra, poi ho avuto un negozio in affitto per alcuni anni e successivamente ho ristrutturato una porzione di fabbricato. Infine abbiamo spostato la produzione fuori dal centro ma siamo rimasti con il negozio qui. Vedendo questo declino così forte provo tanta amarezza».

Per il commercio il problema principale sembra essere quello dei parcheggi. Lei cosa ne pensa?

«Guardando a come ragiona la gente, è una verità sacrosanta. Se ci fossero più possibilità di parcheggiare il commercio sarebbe certamente aiutato ma non basta: bisogna sanificare tutto il borgo. Ma non me la sento di dare soluzioni, io ho semplicemente le mani in pasta».

Con il suo lavoro, però, è quotidianamente a contatto con le persone. Quali sono i problemi di questa zona?

«Gli affitti sono troppo cari e non c’è parcheggio in centro. In questa zona ci sono molti appartamenti vuoti, anche se si trovano in palazzi storici ristrutturati nel migliore dei modi. Certo, fuori dal centro storico ci sono appartamenti più comodi, c’è più aria. Ma credo che se le case fossero accessibili qualche famiglia potrebbe venire ad abitare qui. Un’idea potrebbe essere quella di mettere un parcheggio in via Lungardo con una piccola scala mobile che arriva qui. Non serve una grande area di sosta come Lambioi, basterebbe uno spiazzo più piccolo ma sarebbe un’idea per invogliare qualcuno a venire a far la spesa».

A dire la verità il parcheggio di Lambioi è a due passi dal centro storico. Lei pensa sia troppo lontano?

«La gente non è ancora abituata, a volte ne parlano come fosse sulla luna»

Come vorrebbe vedere questa zona in futuro?

«Il mio sogno è vedere via Mezzaterra ancora animata. Io non sono un urbanista ma posso raccontare quello che c’era quando sono arrivato: fino in fondo a via Mezzaterra, in ogni piccolo spazio c’era un negozio. Un tempo c’era una latteria, un bar, due negozi di alimentari, c’erano due fruttivendoli, un negozio che vendeva scarpe, due macellai. Ma l’evoluzione del mercato e del modo di pensare della gente, che ha sempre meno tempo, ha portato a questa situazione».

Se qualche famiglia si spostasse qui, però, aiuterebbe...

«Si, ci potrebbe essere un sostegno reciproco».

Oltre che commerciante, lei è anche un artigiano. È facile fare impresa a Belluno?

«Sono qui da 53 anni e posso dire che fare impresa non è facile, la burocrazia fa impazzire. Facciamo i salti mortali per stare a galla ma abbiamo la fortuna di aver lavorato con buona volontà guadagnando sul campo la fiducia della clientela. Guardandomi intorno vedo qualche ristorantino che ce la mette tutta».

Il cibo si fotografa, si gusta, insomma interessa molto. Potrebbe essere qualcosa sul quale puntare?

«Non ha senso servire l’anatra all’arancia, meglio mangiarla in Francia. Facciamo le nostre cose, alla gente piace la semplicità».

Ora a Belluno si parla molto di turismo. Anche questa è una leva di sviluppo?

«Di “foresti” ne vedo tanti e molti turisti si fermano a guardare le nostre vetrine. Il Comune si sta muovendo, penso ad esempio al museo, ma bisogna rimboccarci tutti le maniche e metterci buona volontà».

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