Belluno, don Francesco: tante richieste di esorcismi per gli indemoniati. «Ma per ora ho visto solo persone fragili»

BELLUNO. Da tre anni è l’esorcista della diocesi. Quanti bellunesi ha liberato dal diavolo, dal possesso demoniaco. «Debbo ammettere che tanti si sono presentati ritenendo di avere di questi problemi, ma non abbiamo trovato nessuno che fosse indemoniato». Quindi il diavolo non esiste? «Esiste eccome. È il male. È la guerra, ad esempio. Ma Satana si manifesta in modo diverso dal possesso demoniaco».
Chi parla è don Francesco De Luca, il prete molto saggio che il vescovo Renato Marangoni ha posto a cura del santuario del Nevegal per interpretare correttamente la devozione mariana e accompagnare in modo corretto quanti – i cosiddetti “deboli di spirito” – si affidano alla pratica religiosa nel tentativo di superare le loro situazioni di crisi.
Il raduno degli esorcisti
Da domani al 20 maggio si terrà a Roma un raduno degli esorcisti di tutto il mondo, organizzato dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo pontificio Regina Apostolorum e dal Gris di Bologna del Gruppo di Ricerca e informazione socio-religiosa. «Il corso proposto ha il vantaggio di essere il primo e il più riconosciuto al mondo per l’attenta ricerca interdisciplinare che propone a chi esercita in questo ambito», fanno sapere gli organizzatori. «Durante le lezioni che, come abbiamo visto, sono organizzate per poco meno di una settimana, saranno affrontati in maniera sistematica gli aspetti antropologici, fenomenologici, sociali, teologici, liturgici, canonici, pastorali, spirituali, medici, neuroscientifici, farmacologici, simbolici, criminologici, legali e giuridici del ministero dell’esorcismo e della preghiera di liberazione, insieme a personalità esperte per ciascun ambito».
Nessun indemoniato bellunese
«Ecco, è importante saper discernere», ammette De Luca, che ha sostituito nel delicato compito don Pietro Bez e don Aldo Giazzon. Quando è stato incaricato, il vescovo Marangoni gli ha consigliato prudenza. Questo servizio, per il vescovo, «è l’esercizio del ministero che molti chiamano “di consolazione” e che, a volte, necessita anche di un vero e proprio “esorcismo”». «Non è un ministero facile e va esercitato con consapevolezza, sapienza e prudenza», metteva le mani avanti il vescovo che, già tre anni fa, indicava la necessità di provvedere anche a un’équipe di persone preparate e competenti. «In questi anni, infatti», puntualizza don Francesco, «ci sono state presentate numerose persone che soffrivano dei disagi più diversi, alcune in forma acuta, altre no. Veri e proprie situazioni di “indemoniati” non le abbiamo riscontrate. Le difficoltà che di volta in volta ci venivano rappresentate risultavano di altra origine, di natura solo apparentemente religiosa; fragilità psicologiche, problematiche psichiatriche a volte. Condizioni di salute psicofisica aggravate magari dalla pandemia, dal lockdown, da paure».
Serve prudenza
In diocesi si vuole assolutamente evitare casi come quello di don Giovanni Brancaleoni, condannato a un anno di reclusione. Il prete esorcista 78enne, residente a Este, era imputato di atti persecutori e calunnia nei confronti di un 39enne con gravi disturbi psichici. Da qui la particolare raccomandazione del vescovo Marangoni ai sacerdoti della Chiesa di Belluno Feltre. «Chiedo a tutto il presbiterio di avere l’attenzione a indirizzare a don Francesco eventuali fedeli appartenenti alla nostra diocesi e solo dopo attenta e seria valutazione della condizione di necessità», tiene a precisare monsignor Marangoni. «Ordinariamente la cura e l’esercizio della “consolazione” verso le persone che manifestano forme di disagio interiore sono affidati a tutto il presbiterio. In questo modo il ministero svolto dall’esorcista è reso possibile e sostenuto dalla collaborazione di tutto il presbiterio».
Si diceva del Covid che ha aggravato talune fragilità, singole e comunitarie. «Con molto rispetto», don Francesco si avvicina al mondo no vax e in particolare ai tanti che nella fase più dura della pandemia hanno deciso di non vaccinarsi “perché Dio ci protegge”. «Ecco, a quanti di costoro sono venuti a chiedere consiglio, noi abbiamo cercato di indirizzarli ovviamente verso l’immunizzazione. Di cui avevano solo paura. Si tratta, dunque, di aiutare queste e le altre persone con fragilità a saper convivere con la paura. Il diavolo non c’entra nulla con la paura. Certo, c’entra col male. Il male si manifesta nel quotidiano, non nella straordinarietà della possessione diabolica. Come raccomanda spesso Papa Francesco, figlio di Sant’Ignazio di Lojoloa, bisogna imparare a discernere gli spiriti. E noi siamo qui per questo».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi