Belluno: donna paralizzata dopo la visita in ospedale
L'intervento chirurgico arriva soltanto 52 ore dopo il ricovero dovuto a un infortunio domestico. All'ospedale di Agordo nessuno si sarebbe accordo di una frattura cervicale
Un’inchiesta della procura su un presunto caso di malasanità
BELLUNO.
Cinquantadue ore di via crucis in corsia prima di essere operata. Un ritardo che potrebbe essere costato caro ad una paziente di 69 anni, ora immobilizzata in un letto dell'Unità gravi cerebrolesioni dell'ospedale di Vicenza. La procura della Repubblica di Belluno ha aperto un'inchiesta per lesioni colpose gravi ed negli ultimi giorni la polizia giudiziaria, su mandato del sostituto procuratore Simone Marcon, ha sentito una decina di testimoni per chiarire eventuali responsabilità mediche sul presunto caso di malasanità. Tutto ha avuto origine da un banale incidente domestico.
Un incidente domestico avvenuto il 6 settembre scorso, quando una donna, mentre è in cucina, cade accidentalmente, battendo violentemente la gamba contro lo spigolo di un mobile. Non riusce più a muoversi tanto che solo dopo due ore un parente la soccorre e chiama il 118. Nel tardo pomeriggio la signora viene ricoverata all'ospedale di Agordo. Qui i medici si sarebbero concentrati sulla medicazione della gamba lesionata e sulla parte inferiore delle vertebre, senza immobilizzarla del tutto e lasciandola muovere le braccia. Il giorno successivo la signora viene trasferita al reparto di ortopedia del nosocomio agordino e soltanto l'8 settembre, due giorni dopo il ricovero, viene sottoposta ad una Tac che evidenzia una frattura cervicale. È soltanto a quel punto, che viene disposto il trasferimento all'ospedale di Belluno dove la 69enne viene operata d'urgenza. Un'operazione eseguita 52 ore dopo l'ingresso all'ospedale di Agordo.
Stando ad indiscrezioni, il personale della polizia giudiziaria ha acquisito agli atti cartelle cliniche e certificati medici dai quali emergerebbero il ritardo col quale la paziente è stata sottoposta alla Tac ed il fatto di non essere stata subito immobilizzata agli arti superiori. A rafforzare la tesi accusatoria v'è un referto medico del reparto radiologico di Belluno che parla espressamente di un "esame che appare gravato da artefatti da movimento". Alcuni medici di Belluno avrebbero detto ai parenti della donna che se la paziente fosse stata subito operata vi sarebbe stata la speranza di farle recuperare almeno l'uso parziale delle gambe.
L'inchiesta continua. E vi sarebbero già dei nomi iscritti nel registro degli indagati.
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