Belluno e Feltre contro la Regione per i servizi sociali
Massaro e Perenzin preoccupati per le nuove linee guida «Ma in commissione siamo riusciti a bloccare la decisione»
BELLUNO. «L’impressione è che qualcuno a Venezia stia approfittando del nostro stato di candidati per riorganizzare i servizi territoriali e sanitari. Rischiamo la completa destrutturazione del tessuto sociale, se le linee guida ideate dalla Regione passeranno così come sono. Per questo motivo abbiamo chiesto e ottenuto che non vadano in Quinta commissione, prima che anche i sindaci non le abbiano approfondite con Venezia. Perché i sindaci non possono essere esclusi dalle partite del sociale e della sanità».
Parole dei primi cittadini uscenti di Belluno e Feltre, Jacopo Massaro e Paolo Perenzin, convocati ieri alla Conferenza permanente delle conferenze dei sindaci veneti per discutere proprio di questo. Da mesi chiedevano un incontro, ma la chiamata è giunta con un tempismo che i due amministratori uscenti giudicano a dir poco sconveniente.
«Siamo in campagna elettorale e dobbiamo discutere di argomenti molto delicati. La conferenza dei sindaci del Bellunese ancora non è stata costituita perché mancano i regolamenti. Insomma siamo in alto mare», sbotta Massaro. Gli fa eco il collega Perenzin, che rincara la dose: «Chiediamo agli altri amministratori locali di tenere alta l’attenzione, perché i nostri Comuni prima di settembre non saranno operativi».
La situazione è molto preoccupante. «Queste linee guida sono inaccettabili», ribadiscono i due sindaci uscenti. «Primo, perché riuniscono tutti gli ambiti del sociale in due unità operative semplici: “Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultorio” e “Disabilità e Anziani. Secondo, perché li ha declassati a unità semplici, vale a dire senza un dirigente di alto livello. Eppure, l’ultima unità riunisce in sé due ambiti molto diversi tra loro, dove i soldi in gioco sono molti: soltanto per gli anziani vengono gestiti almeno 40 milioni di euro. Di fronte ad un territorio così ampio e disagevole, si è preferito unificare tutto, lasciando le aree prive di figure di riferimento. A questo punto, se già si faticava a trovare dei medici per operare in queste due unità operative, ora sarà ancora più difficile, visto che sono diventate semplici».
«Su una partita così fondamentale, dove in gioco ci sono i servizi essenziali per i cittadini, non possiamo come sindaci essere tagliati fuori», dicono gli amministratori.
Un grido di allarme che sembra essere stato recepito a Venezia dal Direttore generale della sanità Domenico Mantoan e dall’assessore ai servizi sociali Manuela Lanzarin: prima di passare in Quinta commissione, il testo delle linee guida sarà ulteriormente valutato da tutti i soggetti interessati. Tra questi, appunto, i presidenti delle Conferenze dei sindaci. «Questa per noi bellunesi è stata una grande vittoria, perché solo grazie al nostro intervento sono stati stoppati i lavori regionali», confermano Massaro e Perenzin.
Entrambi, però, sono in ansia per il futuro della sanità. «Il disegno pare molto chiaro e mira a depotenziare sempre di più il nostro territorio e le nostre strutture a favore di Treviso. Pian piano, diventiamo satelliti della pianura. Un esempio? La delibera veneta dell’agosto scorso: stabiliva che l’ospedale hub di Belluno non fosse considerato centro idoneo per la cura dei traumi gravi, come invece abbiamo sempre fatto; tutto è rinviato al Ca’ Foncello. E questo è gravissimo, anche perché non ci sono evidenze tecnico-scientifiche che dicano che i nostri ospedali non sono in grado di gestire questi pazienti. L’obiettivo finale», concludono, «è concentrare tutto nei grandi centri, desertificando i territori, a vantaggio delle strutture private. La paura, andando avanti così, è di trovarsi gli ospedali sotto lo standard di sicurezza».
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