Belluno è la provincia più sicura e splende per l’ambiente

Anche ricchezza e lavoro ci vedono ai vertici. Male il tasso di natalità e la vecchiaia della popolazione
BELLUNO. La prima volta fu nel 1990. La prima edizione della classifica sulla qualità della vita del Sole 24 ore vedeva la provincia di Belluno sul gradino più alto del podio. A distanza di ventisette anni siamo ancora lì. Anzi, ci torniamo. Il Bellunese era quarto l’anno scorso, quando ha iniziato la scalata. Scavalcate tre posizioni, è balzato in vetta. Ha battuto i ricchi e autonomi vicini (Trento e Bolzano) grazie a un mix fatto di sicurezza, ambiente e tasso di occupazione.


Il Bellunese è la provincia meno litigiosa d’Italia e quella in cui ci sono meno rapine. È la seconda per incidenza dei protesti e la quarta per le acquisizioni di cittadinanza.


Il metodo.
Il Sole 24 ore ha preso in esame 42 parametri, suddivisi in sei macro-settori. I primi sette posti della classifica sono occupati da province alpine: dopo Belluno ci sono Aosta, Sondrio, Bolzano, Trento, Trieste, Verbano Cusio Ossola, Milano, Gorizia e Udine. La neo reginetta primeggia soprattutto nei settori ricchezza e consumi, demografia (ma i tassi di natalità e invecchiamento sono preoccupanti) e sicurezza. C’è da lavorare, invece, su cultura e tempo libero (63° posto).


Ricchezza e consumi: medaglia di bronzo.
Nel Bellunese il Pil pro capite è pari a 29.100 euro, in media, ma l’importo delle pensioni è di appena 843,2 euro al mese. La nostra provincia è seconda per incidenza dei protesti, gli affitti costano in media 450 euro, dato che ci pone al 32° posto della classifica. La spesa media delle famiglie si attesta sui 2.590 euro (40° posto). Nel Bellunese si fanno anche molti acquisti online: 39 ordini all’anno ogni 100 abitanti.


Lavoro e innovazione: tanti occupati ma poche imprese.
Numeri in chiaro scuro per il Bellunese in questa macroarea. Se il tasso di occupazione è buono (il 68,8% delle persone fra 15 e 64 anni lavora, terzo posto in classifica) e quello di disoccupazione contenuto (15,5% nella fascia 15-29 anni, 13° posto nel ranking), le imprese registrate sono appena 7,7 ogni 100 abitanti. In questo settore Belluno è in fondo alla classifica. Dato che si spiega con i grandi colossi, specie dell’occhialeria, che occupano molta forza lavoro, ma contano uno al registro imprese. E proprio grazie al distretto dell’occhialeria vola l’export: siamo quinti nella classifica che misura la quota delle esportazioni sul Pil. Ma siamo anche molto indietro per quanto riguarda le start-up (64° posto).


Ambiente e servizi: bassa la spesa sociale pro capite e male la banda larga.
Belluno vince facile sull’ecosistema urbano (le performance ambientali, è sesta) e nel consumo di suolo: è settima, solo il 3,33% della superficie della provincia è utilizzato. Ma in montagna, del resto, non si può certo costruire ovunque. La copertura della banda larga ci vede scivolare verso il basso: solo il 6,8% della popolazione vive in una zona dove c’è la copertura a 30 Mb. Bassa anche la spesa sociale pro capite per minori, disabili e anziani: spendiamo 23,2 euro per ciascuno, Livorno, che guida la classifica, ne spende 123,5.


Buona la copertura di sportelli bancomat (53,5 ogni mille abitanti, quinto posto), per i farmaci ogni bellunese spende 425,7 euro/anno. Dato che vale il 67° posto nel ranking, ma che è di difficile lettura: i bellunesi spendono meno di altri perché sono in salute o perché mancano i soldi per comprare le medicine? Difficile dirlo con un numero in una classifica.


Demografia: una provincia che invecchia e dove nascono pochi bambini.
Siamo 90° per tasso di natalità e indice di vecchiaia. Abbiamo tanti laureati (85,8 ogni mille residenti fra i 25 e i 30 anni, 16° posto in classifica) ma attiriamo poche persone da fuori provincia (il saldo migratorio dice -0,1, 55° posto nella graduatoria). E perdiamo abitanti. Il Sole considera la densità demografica, e in una provincia come la nostra, vastissima e poco abitata, si spiega facilmente quell’ottavo posto. Che nasconde, però, la perdita di mille abitanti all’anno, vuoi per il saldo negativo fra nati e morti vuoi perché i giovani fuggono in cerca di lavoro o fortuna.


Sicurezza e giustizia: la criminalità non è di casa.
Belluno è la provincia con meno rapine d’Italia, scippi e borseggi sono pochi (49,6 ogni mille abitanti), i furti di auto appena 11,7 ogni 100 mila abitanti. In provincia si litiga poco ma le cause sono lunghe (il 28% dura oltre i tre anni). I furti in casa, percepiti come un’emergenza, per la classifica non lo sono: nel 2016 sono stati 221,6 ogni 100 mila euro. Ma i bellunesi, che comprano parecchio via internet, devono stare attenti alle truffe e alle frodi informatiche: in questa classifica siamo al 97° posto.


Cultura e tempo libero: molto da lavorare.
Dalle stelle della sicurezza, chiudiamo con gli indicatori peggiori. Abbiamo poche librerie, pochi cinema e vengono organizzati pochi spettacoli (probabilmente non sono considerate le iniziative popolari). Siamo bassi nella classifica dell’associazionismo, che considera solo le Onlus, ma ai bellunesi piace andare a bere l’aperitivo o a cena. Possono farlo nei 622,5 bar e ristoranti che ci sono ogni 100 mila abitanti, dato che proietta la provincia al 28° posto.


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