Belluno, è morto Sergio Reolon

Già presidente della Provincia e consigliere regionale, aveva 66 anni. In politica dagli anni 70 a lui si devono molte conquiste per il Bellunese 
Sergio Reolon
Sergio Reolon

BELLUNO. La montagna sopra ogni cosa. Prima delle divisioni politiche, oltre la fatica di far conoscere alla pianura come si vive giorno dopo giorno nel cuore della nostra “grande bellezza”, le Dolomiti.

Sergio Reolon è morto ieri mattina a 65 anni nella sua casa di Belluno: quarant’anni di esperienza nella vita politica e amministrativa locale lasciano un’eredità spirituale che ha come perno, usando le sue stesse parole, «la cooperazione (operare insieme) e la mediazione (tra le diverse visioni del mondo e del futuro)».

L’arrivo dell’alba accompagna l’ultimo viaggio di Sergio Reolon. Era malato da alcuni anni ma questo non gli ha impedito di continuare ad impegnarsi in prima persona per la sua terra: nella primavera del 2015, poco dopo un importante intervento, ha deciso di ricandidarsi alle elezioni regionali.

Non è tornato a palazzo Ferro-Fini ma ha continuato fino a poche settimane fa a dare il suo apporto sulle questioni fondamentali della provincia. Negli ultimi giorni la malattia lo ha provato duramente e ieri intorno alle 7 è spirato nella sua abitazione.

Addio a Sergio Reolon, una vita in politica

La notizia della sua morte si è diffusa nel giro di poche ore e sono arrivate decine e decine di messaggi di cordoglio da amici, colleghi, avversari, cittadini. I funerali si terranno lunedì alle 14 al cimitero di Castion.

Un’esistenza dedicata alle montagne bellunesi, quella di Reolon, che ha visto la luce a pochi chilometri dal mare dei Caraibi: nasce il 22 maggio 1951 a Caracas, capitale del Venezuela, alla fine di un lungo viaggio iniziato sulle Dolomiti per cercare un futuro migliore. Quella non è l’ultima esperienza cosmopolita. Tra i 7 e i 9 anni vive in Rhodesia, nell’odierno Zimbabwe.

«A quei viaggi precoci, ai contatti con mondi tanto diversi, alla nostalgia che si respirava in casa, insieme alla tenacia, all’inventiva e alla particolare forza trasformativa richieste dalle vicende d’ogni emigrazione devo, credo, ciò che ha caratterizzato in seguito le vicende della mia vita e la mia formazione politica, professionale e personale» scrive in seguito Reolon.

Nella sfera privata, come in quella pubblica, amava le sfide che la montagna sa offrire ma apprezzava anche uno sport di tecnica e tenacia come il ciclismo. Tecnica, intesa tanto come conoscenza dei meccanismi della cosa pubblica quanto come preparazione riguardo gli argomenti trattati, e tenacia fanno parte anche della cifra stilistica del suo operato.

Il primo approccio con la politica risale agli anni ’70: nel 1975, a 24 anni, viene nominato funzionario della federazione provinciale del Partito Comunista Italiano. Nel 1980 arriva in consiglio provinciale, dove rimane per dieci anni affiancando alla politica l’attività di presidente di imprese cooperative. Nel 1990 il primo ruolo da assessore, riconfermato nel 1995.

Il nuovo millennio porta molte novità nella carriera politica di Sergio Reolon. Nel 2002 si consuma la frattura con Oscar De Bona per «divergenze incolmabili»: si dimette da vicepresidente ma torna a palazzo Piloni due anni dopo, nel 2004, come presidente. Nel 2009, dopo cinque anni di governo, Reolon si ricandida ma viene battuto da Gianpaolo Bottacin. Una sconfitta che arriva a pochi mesi di distanza dalla condanna della Corte dei Conti di Venezia per un ingaggio giudicato illegittimo, sentenza contro la quale Reolon ha avviato un ricorso, ancora pendente.

Il nuovo appuntamento con le urne è nel 2010, questa volta alle elezioni regionali. Viene eletto nel gruppo consiliare del Partito Democratico, a cui è arrivato dopo un percorso che l’ha visto tra i protagonisti della costruzione della Margherita bellunese.

Sono gli anni del riconoscimento della specificità bellunese nello Statuto regionale e successivamente della legge che la sancisce. Una battaglia che Reolon porta avanti insieme agli altri consiglieri regionali bellunesi, uniti al di là delle divisioni politiche per il bene delle Dolomiti.

Una stagione che si chiude nel 2015: Reolon si ricandida a sostegno di Alessandra Moretti ma, nonostante sia il candidato con il maggior numero di preferenze, la sconfitta Pd non gli consente di entrare in consiglio regionale. Nei mesi successivi Reolon scrive “Kill Heidi”, il suo testamento politico, insieme a Marcella Morandini con la quale aveva già collaborato in occasione del suo primo libro. Per sopravvivere la ricetta è semplice, ma al tempo stesso ambiziosa: superare il concetto di montagna bucolica, guardare ad uno sviluppo moderno e sostenibile. E andare oltre i campanilismi: solo uniti si vince.

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