Belluno: ecco il mega tubo che produce metano

E' arrivato al Maserot il pezzo principale del biodigestore che mangia l'umido
Il cilindro del biodigestore che produrrà energia elettrica al Maserot di Santa Giustina Sotto Giuseppe De Biasi
Il cilindro del biodigestore che produrrà energia elettrica al Maserot di Santa Giustina Sotto Giuseppe De Biasi
BELLUNO.
E' arrivato ed è già stato montato il pezzo principale del biodigestore del Maserot: un tubone da 33 metri di lunghezza e un metro di diametro, del peso di 220 quintali. Il tubo è stato portato dall'Austria intero, con un trasporto eccezionale che ha raggiunto Santa Giustina alle 5 del mattino.  Subito è iniziato il montaggio, concluso nel giro di mezzora. Il tubo è stato infilato nella struttura di contenimento lunga 30 metri (e infatti sbuca dai due lati con motore esterno) con l'aiuto di due gru che hanno svolto l'operazione tecnicamente chiamata "batticulo".  Giuseppe De Biasi, presidente di Dolomiti Ambiente (la società della Provincia che si occupa dello smaltimento dei rifiuti), spiega come funziona il macchinario: «Il cilindro è il biodigestore, una sorta di frullatore con pale interne che, girando, mescolano il materiale umido per produrre il gas metano. Adesso mancano le ultime installazioni meccaniche e i gruppi di miscelazione, dopodiché il biodigestore sarà pronto, i primi collaudi inizieranno entro fine anno, in primavera sarà totalmente operativo».  A pieno regime il biodigestore del Maserot sarà in grado di lavorare 1.600 tonnellate di rifiuto umido, quasi il doppio della produzione attuale nel bellunese, visto che a Santa Giustina arrivano 12 mila tonnellate di umido all'anno, poco più di mille al mese. I tempi di permanenza del materiale nel tubo-digestore sono di circa due settimane, mentre il ciclo completo dell'umido va dalle 3 alle 4 settimane, visto che dopo il processo interno al cilindro l'umido subisce l'ulteriore maturazione del compost tradizionale.  «I tempi dipendono da tanti fattori», continua De Biasi, «il più importante è la qualità dell'umido e il suo potere calorico, ma è possibile aumentare la produzione di gas, aggiungendo ad esempio oli domestici». Il gas metano prodotto dal biodigestore non viene immagazzinato, ma bruciato immediatamente per produrre energia elettrica che viene immessa nella rete e venduta a Enel a 28 cent al kw. Al Maserot ci saranno due contatori, per l'energia consumata e per quella prodotta. «Dolomiti Ambiente spende 140 mila euro di "luce". Il biodigestore può arrivare a un guadagno ipotetico di un milione e mezzo di euro, quindi tolte tutte le spese ci dovrebbero restare almeno 400-500 mila euro all'anno», dice con soddisfazione De Biasi. L'impianto è costato 5,5 milioni di euro, ammortizzabili in dieci anni.  «Aver installato il cilindro», continua il presidente della società, «è il passo fondamentale nella costruzione del biodigestore, adesso si comincia a vedere la macchina nella sua versone finale. Ora l'importante è che la differenziata venga fatta bene. Da mesi lavoriamo con i Comuni e le Cm per far passare questo messaggio. Il nostro scopo è recuperare la materia perché è preziosa».  Per quanto riguarda il rifiuto secco, attualmente viene smaltito per intero nell'inceneritore di Padova. La discarica di Prà de Anta è inattiva, anche se rimane una capacità residua di almeno un anno in caso di emergenza. La produzione di secco è di 30 mila tonnellate l'anno, che possono ancora calare.

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