Belluno, edilizia: "Stop alla burocrazia e ai ribassi"
Il Coordinamento costruttori-progettisti chiede una svolta agli enti locali
Nelle due foto i componenti del coordinamento costruttori-progettisti
BELLUNO.
Il mondo edile esce allo scoperto per dire «basta alle lungaggini burocratiche, alla farraginosità degli iter edilizi diversi da un comune all'altro, e chiede con voce ferma e unanime che gli enti locali cambino rotta e al posto della burocrazia prevalga l'aspetto tecnico». Ma soprattutto chiede che un organismo (o la Provincia o le Comunità montane) faccia da centro di coordinamento per formulare procedimenti pressochè unitari e omogenei all'interno del territorio.
La crisi, come ha sottolineato il presidente degli edili di Confindustria, Domenico Limana, «ha messo in evidenza le falle di un sistema che rischia, se non cambia, di rendere ancora più pesante la situazione e creare un immobilismo pernicioso per l'economia della provincia».
L'appello agli enti locali e alla politica a «comportamenti virtuosi», arriva dal Coordinamento costruttori-progettisti di Belluno che comprende non solo la sezione edili di Confindustria, ma anche quelli dell'Appia e dell'Uapi, il collegio dei geometri, dei periti industriali, l'ordine degli ingegneri e degli architetti e il Forum dell'architettura bellunese.
«Quest'esperienza, unica a livello regionale, farà fronte alla crisi chiamando all'azione non solo i privati, ma ancor di più il settore pubblico: Regione, Provincia, Comuni. Perchè progettisti, tecnici e imprese hanno bisogno di risposte», ha detto Limana.
Il coordinamento punta il dito contro i bandi pubblici al ribasso «che non sempre danno garanzia di qualità e di sicurezza a cominciare proprio dalle progettazioni», ha detto Alessandro Sacchet, presidente dell'ordine degli architetti, ma soprattutto contro i «tempi delle pratiche, i relativi costi e gli iter burocratici affinchè siano chiari, brevi e uniformi su tutta la provincia», ha precisato anche Alberto Menegon, presidente del Collegio dei periti industriali che ha invitato «i comuni ad ascoltarci e a fare tesoro delle nostre parole e dei nostri consigli perchè rappresentiamo gli interessi dei cittadini. Dobbiamo fare i conti con una burocrazia estenuante, mortificante, inutilmente costosa». Ha parlato di situazione «diseducativa e aberrante» anche Luigi Panzan presidente degli ingegneri che ha sollecitato a «ribellarsi da questo sistema».
Ma il Coordinamento trova elementi importanti nel recente decreto sviluppo che ha innalzato fino a un milione di euro (1,5 per i beni culturali) la soglia entro cui è possibile ricorrere alla procedura negoziata senza bando, invitando almeno dieci concorrenti, e ha innalzato l'esclusione automatica delle offerte anomale fino alla soglia comunitaria (con l'obiettivo di escludere i ribassi azzardati frutto della necessità di acquisire lavori piuttosto che di un'oculata valutazione del progetto). «Tutto ciò è positivo nella misura in cui poi le pubbliche amministrazioni coglieranno l'opportunità di favorire il territorio. E' questa visione d'insieme che a volte manca: l'amministrazione non ci guadagna solo risparmiando all'osso, ma anche garantendo condizioni di lavoro accettabili alle imprese e assicurando quindi un lavoro alle maestranze locali. Serve a poco poi spendere milioni in cassa integrazione e sostegno al reddito».
Il Coordinamento punta quindi concretamente al fondo Brancher ed invita i comuni ad essere pronti con progetti immediatamente esecutivi, auspicando il coinvolgimento di soggetti privati; al piano Casa e vuole valorizzare anche la risorsa rappresentata dal Bim Gsp «in quanto uno dei principali committenti locali che ha sempre sostenuto le imprese del territorio ed è stato capace di coordinare l'attività dei comuni che ne sono soci. C'è la necessità di investimenti sul territorio a misura delle imprese locali, evitando per quanto possibile aperture esterne».
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