Belluno, emergenza rabbiaLe volpi sotto sorveglianza
Per la prima volta in Italia attuata la vaccinazione aerea con lanci di esche dall'elicottero
BELLUNO.
Organizzare uno studio sulla dinamica della popolazione delle volpi in territorio Veneto. E’ quanto intende fare l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, il cui direttore sanitario, Stefano Marangon precisa: «Vogliamo capire la densità delle volpi sul territorio per far sì che il numero di quelle infette non salga oltre una certa soglia, cosa che implicherebbe un aumento della frequenza delle vaccinazioni».
Vaccinazione che, secondo alcuni, avrebbe dovuto partire alla comparsa dei primi casi in Friuli. Ma non così per il direttore sanitario dell’IzsVe. «L’ultimo caso di rabbia in Friuli, prima dell’epidemia a Belluno, è stata registrata a Pordenone, a 50 chilometri di distanza dal confine bellunese. Un’area di rispetto, visto che si calcola che il fronte di avanzamento della rabbia sia di 40 km l’anno. Una volta manifestatosi il primo caso a Lozzo, non avendo chiaro il quadro epidemiologico, abbiamo pensato allo scenario peggiore, vale a dire in cui tutto il Bellunese fosse colpita dalla rabbia. Per cui si è ampliato il confine di azione fino a 50 km a ovest della provincia di Belluno comprendendo Bolzano e Trento e altre province venete. Nella precedente epidemia del ’70, la rabbia è durata sei anni e nessuna volpe è stata vaccinata. Oggi», prosegue Marangon, «non sarebbe pensabile tenerci questa malattia per sei anni. Inoltre, dobbiamo sottostare a regole europee».
La priorità per la Regione è quindi la riduzione del rischio per l’uomo e della diffusione della malattia.
«Quella che si concluderà alla fine di questa settimana, tempo permettendo, sarà una vaccinazione d’emergenza alle volpi».
Vaccinazione aerea delle volpi.
«Per la prima volta in Italia si è attuata la vaccinazione aerea delle volpi con l’elicottero», spiegano il dirigente Alessandro De Sabbata e Francesco Bianchini della Protezione civile regionale. «Per coprire tutta l’area interessata (20mila km quadrati), abbiamo utilizzato tre elicotteri dotati a bordo di un sistema Gps che permette di trasmettere su un video allo Zooprofilattico la localizzazione esatta di dove sono state gettate le esche con la dose di vaccino antirabbia, così da conoscere con precisione le zone coperte», precisa Bianchini.
«Si tratta di un’azione qualche tempo fa impensabile, ma che oggi diventa fondamentale e quasi obbligatoria secondo quanto stabilito dalla Commissione europea».
I lanci, a circa 2-300 metri di altezza, avvengono ogni secondo e seguono segmenti paralleli a distanze prefissate. «Si tratta di un metodo che permette di raggiungere l’omogeneità della distribuzione. Ma soprattutto la sua efficacia, rispetto a quella manuale, è il doppio. In Austria, che l’hanno già sperimentata, in sei mesi sono riusciti ad sradicare la rabbia nel 2003. E anche in Germania è già utilizzata», conclude Bianchini.
Vaccinazione manuale.
Ma il limite della vaccinazione aerea è il meteo. «La stagione fredda in cui è comparsa la rabbia ci ha creato non pochi problemi, soprattutto per quanto riguarda le esche aeree», sottolinea Bianchini, «per cui abbiamo dovuto calcolare l’area dello zero termico, soglia sotto la quale il vaccino diventa inattivo».
Le esche, infatti, vengono conservate a -15 gradi e una volta scongelate a terra, per non perdere l’efficacia, non devono essere riportate a temperature sotto zero. Per cui l’operazione aerea si è fermata a quota 1000 metri, mentre tra sabato e domenica prossimi sarà completata via terra». La vaccinazione manuale vedrà la partecipazione di di 20 squadre, composte da 3 uomini al massimo, a cui saranno distribuiti 25 dispositivi Gps per registrare e trasferire alla sede centrale dell’IzsVe tutti i posti in cui è stata lasciata l’esca.
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