Belluno, fanghi nel torrente Boite: al via i nuovi controlli

La polemica sullo svuotamento dei fanghi va avanti ormai da giorni, con botta e risposta tra pescatori da una parte, Enel e Provincia dall’altra
PERAROLO.
Questa mattina sul Boite sopra Perarolo, i biologi dell’Enel e della Provincia effettueranno dei nuovi controlli sulla salute delle acque del torrente (e poi lo faranno anche nel Piave), dopo le prime settimane di svuotamento dei fanghi dal bacino di Valle di Cadore. Saranno presenti anche i pescatori del bacino di pesca 4 «Centro Cadore», che presenteranno una specifica richiesta: «Vogliamo mettere delle gabbie con del pesce giovane all’interno del flusso dell’acqua torbida, per vederne gli effetti. Da lì in poi potremo ragionare», spiegano Giuseppe Giacobbi, presidente del bacino, e Stefano Campi, vice presidente. La polemica sullo svuotamento dei fanghi va avanti ormai da giorni, con botta e risposta tra pescatori da una parte, Enel e Provincia dall’altra. Gli uni preoccupati per la salute del pesce e delle acque del Boite e poi del Piave, gli altri pronti a rassicurare, a fare i pompieri, a precisare. I pescasportivi non ci stanno e rilanciano, sia sui controlli da fare, sia sui lavori futuri: lo sghiaiamento del lago di Valle, lo sfangamento e poi lo sghiaiamento del lago del Centro Cadore. Una cosa sottolineano innanzittutto: «Non abbiamo mai firmato alcun accordo preventivo che avesso lo scopo di avvallare l’esecuzione dei lavori. Negli incontri tenuti con l’Enel abbiamo cercato di imporre delle regole per il totale ripristino ambientale che ci dovrà per forza essere, dato che nessuno lo aveva mai chiesto, prima di tutti i nostri amministratori. Il nostro compito - ribadiscono dal bacino 4 - è quello di amministrare e tutelare le acque che abbiamo in gestione».

 Amministratori nel mirino, quasi più dell’Enel, per i pescasportivi del bacino 4. «Nessuno ci ha avvertito di quello che sarebbe successo. Il punto focale della questione - spiega il presidente Giacobbi - non è tanto l’intervento in se stesso, che è sicuramente legittimo visto il benestare della Provincia e della Regione, ma la maniera di agire delle istituzioni».

 
L’inizio.
Giacobbi e il suo vice Campi raccontano cosa è accaduto negli ultimi mesi: «Non abbiamo mai saputo nulla fino a quando, a inizio marzo, in un bar di Longarone sono venuto a sapere - spiega Giacobbi - da tecnici dell’Enel che si stavano preparando delle postazioni per controllare la torbidità del Boite, in occasione dello sfangamento che sarebbe partito ad aprile. Ci informiamo con gli altri bacini di pesca, ma nessuno sapeva nulla. La Provincia ci dice che c’è in programma un intervento sul lago ma non sanno nè quando nè con che modalità. Viene subito fissato un incontro, con i presidenti dei bacini di pesca 3, 4, 6, l’ingegner Savio dell’Enel, Sommavilla e Bortoluzzi per la Provincia. E’ in quella occasione che veniamo a sapere quale modalità userà l’Enel per togliere i fanghi dal lago: con una idrovora che li sversa direttamente nel Boite».

 Dire che i pescatori rimangano sbalorditi è dire poco.

 
La zona interessata.
Il tratto a valle della diga è area Zps, zona di protezione della trota marmorata (a livello europeo): «Una tutela per la quale sono necessari tanti sforzi e soldi. Sono vent’anni che proteggiamo questa e altre specie. Il sistema di sversamento dei fanghi era in contrasto con la mentalità naturalistica acquisita negli anni e tanto professata anche dai biologi della Provincia», spiega Giacobbi.

 
L’iter burocratico.
Spulciando le carte, i pescasportivi del bacino 4 scoprono che l’Enel aveva presentato nel 2007 un progetto di sfangamento del lago, durante una conferenza dei servizi in cui erano presenti Provincia e Regione, ma un progetto ben diverso da quello attuale. Si prevedeva, infatti, di usare una vasca di decantazione per i fanghi che poi sarebbero stati portati altrove con i camion. «Questo era il modo giusto, ma forse costava troppo?». Nel 2008 altra conferenza dei servizi in cui l’Enel presenta un progetto modificato, cioè quello attuale. «Ci hanno detto che la Provincia non era presente», spiega ancora il presidente.

 Il progetto non si tocca.
I pescatori chiedono di modificare il progetto. ma gli viene spiegato che è esecutivo e che non si può toccare. Chiedono di vedere la valutazione di incidenza ambientale per capire come sia stato possibile dare il via libera ad una procedura tecnica di questo tipo che viene effettuata tra l’altro in un periodo, maggio e giugno, essenziale per la vita dei pesci.

 «Inoltre il fango depositatosi sul fondo va ad uccidere i microorganismi necessari alla vita dei fiumi, principale nutrimento dei pesci».

 
Gli incontri con l’Enel.
«Il primo atto ufficiale dell’Enel (o da parte di chiunque) nei nostri confronti è una lettera del 19 marzo» raccontano ancora dal bacino 4. «Chiediamo e otteniamo un altro incontro, questa volta anche con la Pro loco e i commercianti di Perarolo. Nessuno di loro, portatori di interessi, era mai stato avvertito». Tra l’altro, il tratto del Piave a Perarolo è considerato uno dei posti con la migliore gestione ittica e ambientale: Lega Ambiente e il Comitato italiano pesca a mosca ha premiato il bacino 4 proprio per questo. «Da un anno stiamo lavorando per una manifestazione che si terrà il 10 e 11 luglio, di pesca a mosca con cattura e rilascio del pesce». Un evento che porterà a Perarolo appassionati da tutta Italia.

 Il primo aprile si arriva alla firma di un protocollo con l’Enel e con la Provincia, nel tentativo di limitare i danni: «Il protocollo lo abbiamo proposto noi, insieme con una stima dei danni che stiamo subendo e che subiremo».

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