Belluno, fuoripista vietati: «Sequestrare gli sci»

Mano pesante della procura contro chi non rispetta i divieti di pericolo valanghe
BELLUNO. Sequestro degli sci per la violazione di un ordine di divieto dell'autorità: linea dura contro gli sciatori in vena di fuori pista vietati a causa dello stato di pericolo valanghe. Questa l'indicazione del procuratore Domenico Labozzetta al seminario di formazione del Corpo forestale dello Stato sul coordinamento per una maggior sicurezza sulle piste da sci. La stagione entra nel vivo e gli incidenti mortali e le valanghe provocate l'anno scorso da sciatori disattenti o spavaldi, non sono solo un brutto ricordo. Mano pesante suggerisce la procura bellunese per di chi sgarra in pista, nonostante le avvertenze sul pericolo e i bollettini sui gradi più o meno marcati di pericolo slavine. «Intransigenza»: questa la parola usata dal procuratore che ha anche aggiunto: «Non si può tollerare che situazioni di pericolo permangano e siano portate avanti nonostante le indicazioni di divieto». Cioè: uno sciatore che viene avvertito dai cartelli della possibilità di slavine facendo fuoripista, deve essere sanzionato a priori. L'articolo c'è già: il 650 del codice penale, cioè l'inosservanza di un provvedimento dell'autorità. Quando c'è un cartello che vieta il fuoripista, chi viene beccato ne subisce le conseguenze. Oltre al dovere di controllo da parte degli organi di polizia «c'è uno strumento ulteriore» ha continuato Labozzetta «il sequestro preventivo dell'attrezzatura sciistica e anche dello skipass se necessario. Non ci sono precedenti giurisprudenziali ma si può intervenire in maniera preventiva. Quando viene segnalato il pericolo valanghe e il gestore dell'impianto con i suoi mezzi ha la possibilità di avvertire lo sciatore del pericolo che si corre, si pone una situazione che non può essere accampata dallo sciatore con il semplice "non sapevo nulla". Se si supera questa soglia a mio avviso si incorre già nella contravvenzione e nella violazione del provvedimento di una autorità, quindi può scattare un sequestro preventivo degli sci per interrompere un'attività criminosa che potrebbe provocare conseguenze ulteriori». Un po' quel che è accaduto con la guida in stato di ebbrezza: «Non sono bastati i messaggi sulla necessità di guidare sobri» ha continuato Labozzetta «l'ulteriore elemento introdotto è stato il sequestro del mezzo, l'auto. Si è creata così la consapevolezza fra gli utenti, per cui l'eventualità di vedersi sequestrare l'auto è stata acquisita come cogente». Il sequestro degli sci come deterrente: si tocca sul vivo (e nel portafogli) l'appassionato. Un problema, quello degli aspetti penali e civili dei reati commessi nell'ambito degli sport invernali, che a Bolzano hanno risolto mettendosi tutti a tavolino e decidendo per una sorta di protocollo, insieme con austriaci, svizzeri, Cai, soccorso altoatesino e procura stessa: l'ha spiegato il giudice Carlo Busato, sostituto procuratore a Bolzano. Non è più tanto l'incidente autonomo in pista o lo scontro tra sciatori (tutti in calo) a preoccupare, piuttosto l'emergenza da slavina: quando vengono provocate per imprudenza può esserci un crinale di carattere penale. Stante un pericolo valanghe, «occorre distinguere da chi fa fuoripista in una zona antropizzata, cioè con elevato numero di sciatori» spiega Busato «da chi fa scialpinismo in zone non frequentate: nel primo caso si risponde di valanga colposa; nel secondo posso provocare una valanga ma non rispondere di reato, in quanto non ho messo in pericolo alcuno». «Cartello di divieto e sequestri». Questa la conclusione di Alberto Colleselli, comandante regionale Cfs, per il quale si deve fare un passo ulteriore: «Passare alla gestione della criticità delle valanghe: chiedere e imporre in casi estremi anche la chiusura delle piste agli impiantisti».

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