Tentò di svaligiare bar e pizzerie a Belluno: cameriere condannato a 16 mesi
L’uomo aveva lavorato in uno dei locali presi di mira. È stato assolto per un furto riuscito a Longarone. Confermato il divieto di dimora in provincia
Tre colpi falliti in una pizzeria e due bar in città: condanna a un anno e quattro mesi. Assolto in abbreviato, invece, per quello andato a segno, in un altro ristorante, ma di Longarone. Per Massimiliano Prisco confermato il divieto di dimora in provincia di Belluno, perché sotto Natale ha violato per due volte l’obbligo di firma dalla polizia giudiziaria. Non si è presentato.
Il giudice Paolo Velo ha accolto la richiesta del pubblico ministero Maria Luisa Pesco, mentre il difensore Cesare Stradaioli aveva arringato per un’assoluzione complessiva. Secondo lui l’imputato era estraneo ai fatti o almeno non c’erano prove che lo inchiodassero. Nessun risarcimento per il locale longaronese che si era costituito parte civile con Silvia Pesce e voleva i danni.
Le imputazioni erano quello di furto aggravato con scasso di “Che Pizza” e i tentati furti alla pizzeria la Buca di via Ricci e ai bar Picinin di via Tasso e Zeta di viale Fantuzzi.
Il ladro o aspirante tale agiva di notte: arrivava in auto o in bicicletta e tentava di forzare la porta d’ingresso. Il 28 gennaio aveva tentato di penetrare nello Zeta bar, accanto alla questura, ma non ce l’aveva fatta; il 4 febbraio ci aveva provato con La Buca, dove risulta avesse lavorato come cameriere, e il Picinin, ma anche in questi casi non era riuscito a portare via nulla.
Dopo le denunce, la Squadra mobile della polizia ha potuto contare sulle immagini degli impianti di videosorveglianza e anche sulla testimonianza del cuoco di uno dei locali. È scattata una perquisizione e nell’abitazione di Prisco sono stati ritrovati i vestiti che indossava il soggetto ripreso dalle telecamere della videosorveglianza.
A Longarone, invece, era sparito un incasso quantificato in 700 euro, dopo che erano state scassinate due porte per un danno complessivo di un migliaio di euro, ma evidentemente la prova che fosse di nuovo lui non è stata raggiunta.
Prisco era presente in aula accanto al suo difensore di fiducia e ha potuto ascoltare la sentenza di primo grado che lo condanna a sedici mesi di reclusione e la conferma della misura cautelare dei divieto di dimora. Non può tornare in provincia fino a nuovo ordine da parte del giudice. Velo non ha ritenuto di alleggerirla. Sarebbe scomparsa in caso di assoluzione.
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