Belluno: gli amici di don Cassol ad Altamura per ricordare il sacerdote ucciso

Il sindaco di Longarone Padrin ha partecipato alle cerimonie nelle campagne della Murgia incontrando l'uomo che sparò al sacerdote
Di spalle lo sparatore
Di spalle lo sparatore
LONGARONE. Nessuno ha dimenticato don Francesco Cassol, nè a Longarone o a Belluno, come è ovvio che sia, ma neppure ad Altamura, nelle campagne dove è stato ucciso e dove a ricordarlo ci sono ora un monolite, una croce, una lapide. Ieri la commovente cerimonia. «Non sono qui per capire, nè per condannare, nè per perdonare, ma solo per ricordare la figura di un uomo che ha dedicato la propria vita agli altri e che in una tragica notte d'estate ha perso la vita in modo e assurdo. Vedendo qui così tante persone, sento che don Francesco è qui in mezzo a noi e sarebbe felice di apprezzare i segni tangibili del suo ricordo, a partire dal monolite che la comunità di Altamura e della Murgia gli ha dedicato. Ma sono convinto che il modo migliore per perpetuare la sua memoria e farlo rimanere vivo in mezzo a noi, sia attraverso l'amicizia e la fratellanza che sono nati all'indomani della tragedia». Con queste parole ha preso avvio l'intervento che il sindaco di Longarone Roberto Padrin durante la cerimonia di scoprimento dell'opera dello scultore Vito Maiullari, eretta vicino al luogo dell'uccisione del parroco di Longarone, il 22 agosto scorso. Un monolite alto circa tre metri, del peso di 100 quintali, nel quale è stato inserito un foro che proietta la visuale sul punto in cui ha perso la vita don Francesco. Una cerimonia molto toccante, alla quale hanno partecipato centinaia di persone arrivate da tutta la Murgia. A scoprire il monolite è intervenuto anche il vescovo di Altamura, Monsignor Mario Paciello, il quale ha sottolineato la grande umanità di don Francesco e la sua presenza costante nella comunità di Altamura a esempio di spirituralità e fede. In Puglia sono andate anche tre longaronesi, Rita Marogna, Silvano e Grazia Remor, che hanno letto alcuni scritti, tra i quali quello inviato agli organizzatori da Michele Cassol, fratello di don Francesco. I famigliari del sacerdote alcune settimana fa si sono recati in Puglia, dove è stata posta una croce. In quel punto ieri il vescovo ha benedetto una lapide che rimarrà con la croce a ricordare per sempre don Francesco. Ma la lunga giornata di commemorazione non è finita qui. Infatti tramite la sorella di Giovanni Aldino, l'uomo che ha sparato a don Francesco, il sindaco Padrin ha incontrato l'uomo. «Non ho potuto rifiutare - ha spiegato Padrin - Lui non sa capacitarsi ancora di ciò che ha fatto quella notte. E' un uomo lacerato dal rimorso che mi ha stretto la mano con le lacrime agli occhi. Non sono una persona cattiva, mi ha detto, l'ho proprio scambiato per un cinghiale e preso dal terrore sono fuggito».

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