Belluno, il museo Abm racconta ai sordi la storia dell’emigrazione

Il Museo delle migrazioni di Abm è sempre più accessibile. Grazie alla collaborazione della cooperativa Blhyster e dell’Ente nazionale Sordi, infatti, sono stati creati due percorsi, da 30 e da 60 minuti, che utilizzano il linguaggio dei segni. Tra i vari argomenti trattati ci sono le fasi dell’emigrazione, le valli dell’emigrazione e una serie di interviste.
«Come Bellunesi nel mondo», spiega il presidente di Abm Oscar De Bona, «siamo orgogliosi di questo risultato, che ci permette di abbattere una barriera che non permetteva ai sordi di visitare il nostro museo. Il nostro obiettivo, con il MiM Belluno, è quello di diffondere la storia dell’emigrazione bellunese, veneta e italiana - di ieri e di oggi - a tutti. Siamo orgogliosi di essere uno dei pochi musei a livello nazionale ad avere reso accessibile alle persone sorde tutto ciò, ma mi auguro che questo sia motivo di esempio per gli altri musei».
Marco Crepaz, direttore Abm, racconta la genesi di questa esperienza: «Prima della pandemia ci ha fatto visita ina coppia di sordi incuriositi dal nostro museo, costituito prevalentemente da video. Purtroppo ci siamo trovati in difficoltà, visto che non riuscivamo a renderlo fruibile a questa tipologia di utenti. Abbiamo quindi pensato di abbattere questa barriera, grazie anche a un contributo del ministero dei beni culturali, puntando sulla creazione degli stessi percorsi per chi ci sente, anche per le persone sorde. A differenza di alcuni musei che riservano alcune parti in linguaggio Lis, noi garantiamo al 100% il percorso a questa tipologia di utenti».
Anche Diego Cassol, presidente della sezione bellunese dell’Ente Nazionale Sordi è convinto che sia stato fatto un passo avanti: «È stato avviato questo bellissimo progetto di accessibilità ai sordi che permette loro di conoscere e capire cosa offre il museo. Sarebbe importante che quanto fatto avvenga anche negli altri musei».
La cooperativa Blhyster ha avuto un ruolo fondamentale attraverso le sue operatrici che hanno tradotto i contenuti con il linguaggio dei segni. «Per noi è stato un progetto importante», sono le parole del presidente Francesco Santin. «Abbiamo del personale formato e ci siamo avvalsi di loro per la traduzione dei contenuti del museo in lingua dei segni. Si tratta di uno dei primi musei a regalare questa opportunità importante a favore delle persone sorde».
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