Belluno, il prefetto Carlo Boffi: «Calatafimi, è meglio costituirsi»
Più passano le ore e più la posizione del latitante si aggrava, le ricerche continuano
Il pub dove è avvenuta la sparatoria
MEL.
«Scappando non fa altro che peggiorare la sua situazione. Per questo è nel suo interesse costituirsi». E' questo l'appello che il Prefetto di Belluno, Carlo Boffi, rivolge ad Angelo Calatafimi, il cinquantasettenne che da lunedì sera sta fuggendo alle forze dell'ordine dopo aver sparato sette colpi di pistola contro il feltrino Ivo Facchin. Il Prefetto parla di un "gesto isolato" in un territorio che continua a rimanere "tranquillo". Ieri la questione è anche approdata in Senato, dove Gianvittore Vaccari ha chiesto l'intervento del Ministero degli Interni. Calatafimi nemmeno ieri ha dato notizie di sé. Come volatilizzato. Per il resto, nessuna traccia, né alcuna segnalazione.
L'eccezione.
Se da un lato Boffi chiede al fuggitivo di farsi avanti spontaneamente, dall'altro sottolinea come la sparatoria di poche sere fa sia la classica "eccezione che conferma la regola". «La Valbelluna e la provincia di Belluno in generale continuano a essere zone tranquille, soprattutto se si guarda alla situazione di altre realtà anche limitrofe», afferma il Prefetto.
Ma non per questo, le vecchie abitudini - spesso improntate sulla eccessiva fiducia - vanno preservate. Anzi. «I bellunesi sono persone brave e oneste, al di là di ogni luogo comune, anche per questo il livello di guardia è spesso molto basso», prosegue Boffi. Da qui l'invito a innalzare le difese, o meglio, i "livelli di guardia".
Gli esempi, del resto, non mancano: dalla truffe agli anziani, abituati a fidarsi troppo, ai reati contro il patrimonio. Tanti sono ancora i bellunesi che non chiudono a chiave la portiera dell'auto. Insomma, per mantenersi isola felice, i bellunesi devono anche aiutarsi. Questo, in sunto, il ragionamento del Prefetto.
L'appello al Viminale.
E la questione Calatafimi è stata riportata ieri al Senato da Gianvittore Vaccari, che ha chiesto al Viminale di occuparsi della vicenda. «Questo fatto - ha detto Vaccari - ha creato molta paura tra i cittadini per un degrado civico e di sicurezza che sul nostro territorio è determinato da presenze esterne».
Nel suo breve intervento, il parlamentare leghista ha quindi ricordato il fatto di lunedì sera e sottolineato le origini calabresi del cinquantasettenne, che - c'è da dire - risiede nel Bellunese da 32 anni.
Origini a parte, Vaccari ha chiesto «il sostegno e l'attenzione del Ministero dell'Interno affinchè la Valbelluna mantenga un clima di serenità e di normale vivibilità, come è nella cultura delle nostre genti».
Nel suo intervento a palazzo Madama, Vaccari ha inoltre ringraziato le forze dell'ordine per aver messo subito in atto la caccia al fuggitivo che «ci si
augura sia presto catturato».
«Tutto sotto controllo».
Dal canto suo, il sindaco di Mel, Stefano Cesa, ringrazia Vaccari per l'interessamento e sottolinea l'impegno di carabinieri e polizia.
Anche Cesa parla di un caso isolato, percepito da buona parte della popolazione come un'aggressione maturata all'interno di un contesto estraneo a quello zumellese. «Per questo dobbiamo evitare di fare allarmismo. La nostra zona continua a essere tranquilla».
Quanto al pub Casa rossa - teatro della sparatoria - il Comune valuterà al termine delle indagini se adottare o chiedere delle contromisure. Lo stesso primo cittadino all'indomani dell'episodio aveva affermato come "locali del genere" non servissero a Mel e alla sua popolazione. Da alcuni mesi infatti l' ex pub si era trasformato in un night dalle frequentazioni ambigue.
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