Belluno: il solitario cammino di Mirna

Nata ai piedi delle Dolomiti, la Fornasier scopre la montagna nel Grande Nord
BELLUNO. Per Mirna Fornasier la montagna è stata a lungo un semplice elemento delle Dolomiti bellunesi, nel panorama della Valbelluna. E' stato così fino a quando un viaggio in Norvegia, per accompagnare il gruppo di scout di cui faceva parte il figlio, le ha dato la possibilità di scoprire gli immensi spazi e il profondo silenzio del Grande Nord. Da allora la montagna è parte integrante della vita di Mirna, che trascorre ogni momento del proprio tempo libero tra le Dolomiti, ma anche tra i monti della Svezia e della Norvegia. Una passione cresciuta al punto da portarla, a fine giugno 2008, a percorrere in solitaria il Padjelantaleden, un tracciato di circa 150 chilometri nel Padjelanta National Park, nella Lapponia svedese, oltre il Circolo polare artico.

Cosa significa la montagna per te che sei nata qui ma l'hai scoperta solo recentemente?
«La montagna non è competizione, non è allenamento fisico. E' il rapporto che si crea con te stesso e con la natura che ti circonda quando cammini lentamente. Quando mi trovo in montagna e cammino mi sembra di ricevere energia dalla terra. Abitando qui, tra le montagne, non ero abituata ad andarci. Ho cominciato dieci anni fa perché mio figlio si era appassionato alla natura e quasi inconsapevolmente ho fatto un primo viaggio in Norvegia. Non ero mai stata nemmeno in campeggio e pensavo alle scomodità, ma quando mi sono resa conto che piangevo senza neanche sapere il perché, ho colto quello che la natura mi poteva dare: un senso di pienezza e serenità che tanto avevo cercato nel corso della mia vita. Mi sentivo a casa, finalmente mi sentivo accettata».

Dopo quella prima volta in Norvegia, la montagna è diventata una presenza costante nella tua vita.
«Amo trascorrere il tempo libero all'aria aperta, in montagna, per vivere l'ambiente in tutte le stagioni, anche d'inverno, quando acquista un fascino particolare, soprattutto la zona dell'Alpago. E' una passione che ho la fortuna di condividere con mio marito Max».

Oggi la montagna è sempre più meta di un turismo che spesso la trasforma.
«La montagna non è un parco giochi, ma un grande regalo che ci è stato fatto e che dobbiamo apprezzare e conservare, così com'è, con la sua bellezza e i suoi prodotti. Valorizzare non significa stravolgere. Credo che oggi vi sia una consapevolezza sempre maggiore verso questi aspetti e penso che chi segue questa strada verrà premiato. L'Alpago, per esempio, è rimasto intatto e penso che sia apprezzato proprio per questa sua caratteristica, per il suo essere privo di srutture impattanti. Sarebbe bello che lo sviluppo turistico prendesse in considerazione anche questo».

Quella nella Lapponia svedese è stata un'esperienza molto impegnativa, non solo dal punto di vista fisico. Cosa provi quando ripensi a quei giorni?
«Sento di aver vissuto un privilegio. Ho fatto tutto con grande attenzione, valutando ogni cosa rispetto alle mie capacità e conoscenze. Mi sono affidata a un percorso con un sentiero e senza particolari difficoltà tecniche, senza lasciare nulla al caso. Avevo già avuto modo di vedere quei posti in passato e sono sempre rimasta affascinata dagli spazi e dal silenzio».

La solitudine è stata la tua unica compagna per giorni.
«La solitudine è una dimensione di cui sento la necessità. Nella solitudine tutto si amplifica e senti la voce che esiste dentro di te, hai la possibilità di ascoltarti. Quando sei da solo, scopri le tue potenzialità e capacità e ti rendi conto che quando ci si trova con gli altri spesso non si presta attenzione ai segni del territorio. E' bellissimo non avere contatti con il mondo, ma ci sono momenti, come quando sull'altopiano ho guardato dietro di me e ho visto tanta immensità, che avrei voluto condividere con mio marito».

Durante il tuo viaggio, tuo marito e tuo figlio ti aspettavano a casa. Hai mai avuto un senso di responsabilità nei confronti della tua famiglia?
«Ho sempre cercato di insegnare la libertà a mio figlio, di fargli capire l'importanza di seguire la propria strada per vivere con serenità con gli altri. Forse il miglior modo per trasmettere certi valori è dare l'esempio. Credo sia importante anche fare le cose per sé stessi: mi ha insegnato molto anche nel mio rapporto con gli altri».

Hai fatto questa esperienza come donna, ma soprattutto come madre.
«Ho condiviso lo stesso tremore di quelle madri che temono che i propri figli non trovino la propria strada. Oggi i giovani sono sommersi da falsi bisogni, bombardati da continui messaggi nell'indifferenza della società, spesso delle stesse famiglie».

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