Belluno, in aumento i casi di ansia e la depressione
E i problemi di adattamento. Forti: «Esito della precarietà del momento»
A destra, il primario del dipartimento di salute mentale dell’Usl n. 1, Bruno Forti e una vista dall’alto dell’ospedale San Martino di Belluno
BELLUNO.
Aumentano le persone affette da disturbi "minori" quali ansia, depressione e difficoltà di adattamento dovuti non solo alla difficoltà di creare rapporti ma anche al disagio generato dalla mancanza o precarietà del lavoro. La crisi sta creando sofferenza tra la popolazione. Aumenta anche il numero dei giovani, spesso minorenni, ricoverati in psichiatria per problemi causati dall'uso di più sostanze.
I pazienti psicogeriatrici.
Ma si fanno avanti anche nuove utenze, soprattutto nella fascia della terza età legate a problemi di demenza. «Sempre più spesso», precisa il dirigente del dipartimento di salute mentale, Bruno Forti, «siamo chiamati a seguire persone di una certa età con questi disturbi e a ricoverarle, il più delle volte, impropriamente in psichiatria. Il loro posto sarebbe, infatti, in strutture adeguate e in altri reparti». A questo punto, «l'aumento di giovani con problemi ed anziani con altre patologie fa crescere il nostro carico di lavoro, tanto che siamo arrivati a oltre 35mila prestazioni solo nel distretto di Belluno».
Servono strutture sul territorio.
In dieci anni, inoltre, è raddoppiata l'utenza. «Il problema è riuscire a fornire una graduale via d'uscita a queste persone tramite l'integrazione sociale e lavorativa», continua Forti che lamenta la carenza di un sistema completo di assistenza sul territorio per cercare di rendere più indipendenti i pazienti. Mi riferisco alle comunità terapeutiche, alle comunità alloggio e agli appartamenti protetti».
Appartamenti protetti e comunità alloggio.
Su questo fronte, l'Usl n. 1 ha in cantiere l'apertura di due appartamenti protetti, uno a Belluno e uno in Cadore entro il 2011, e di una comunità alloggio tra Belluno ed Agordo, che vada ad aggiungersi a quella del Cadore e del centro di Cavarzano.
La comunità estensiva.
«Avremo bisogno» precisa il primario, «di una nuova comunità alloggio estensiva, dove possa trovare posto chi ha finito il processo terapeutico riabilitativo ma ha un minore livello di autosufficienza. Si tratta di persone tra i 45-65 anni con gravi disturbi psichiatrici e fisici. Infatti, se da un lato è migliorata la collaborazione tra Comuni e case di riposo per inserire persone over 65, dall'altro però mancano i gradi intermedi di assistenza».
Casa Dal Fabbro e l'inserimento lavorativo.
Su casa Dal Fabbro il primario Forti si dice molto favorevole. «L'idea di fondo sarebbe di mettere in quella casa la Comunità terapeutica residenziale protetta e inserirci la comunità alloggio, oltre che avviare dei laboratori di attività agricole per impiegare le persone. Infatti uno dei problemi per i pazienti psichiatrici è l'inserimento in un ambiente lavorativo. A queste persone è importante offrire una possibilità per rendersi autonome. Le gravi carenze sono nell'offerta residenziale e nelle opportunità di inserimento lavorativo».
Cooperative e Comuni.
Su questo fronte, Forti suggerisce di incentivare e stimolare «le cooperative perchè assumano queste persone e anche gli enti locali perchè stipulino dei contratti con le cooperative di tipo B. Su questo fronte l'Usl ha fatto un atto di indirizzo che non è stato recepito dai comuni. Per aiutare le persone affette da disagi psichici, sarebbe importante garantire un'organizzazione e una presa in carico diffuse, dove ognuno gestisce una parte del percorso riabilitativo-terapeutico: la famiglia, i servizi di salute mentale, i comuni. Ognuno deve fare la sua parte».
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