Belluno in guerra e nella fame 1915-1918 nel libro di Sirena
BELLUNO. La città e la provincia di Belluno strette nella morsa del fronte del 1915-18. Una testimonianza storica resa attraverso immagini dell’epoca, talvolta crude e sconcertanti, e narrata dallo scrittore, storico e giornalista Toni Sirena nel suo ultimo libro “Belluno in guerra. 1915-18” (ed. Dario De Bastiani, pag 191, euro 16). Una storia narrata per immagini, descritte da testi brevi e agili, che testimoniano l’accuratezza e il puntiglio storico che caratterizza gli scritti di Sirena.
Le fotografie sono frutto di numerosi e preziosi contributi di enti, associazioni e privati che hanno messo a disposizione le loro collezioni e aperto i loro album di famiglia.
Immagini che raccontano di un popolo fondamentalmente contadino costretto dalla fame a nutrirsi di topi e ortiche, ostaggio dell’esercito austro ungarico e abbandonato dai suoi stessi amministratori, di carriaggi in Campitello, di ufficiali austriaci al Caffè Manin, di profughi in fuga di qua e di là del confine, di duelli aerei mortali nei cieli della Schiara, di funerali solenni e congiunti per il pilota italiano e i due austriaci, di ponti fatti saltare, ricostruiti e fatti esplodere nuovamente ora dall’uno ora dall’altro degli eserciti in guerra.
Il libro di Sirena è però anche il riassunto fotografico della vita di persone che hanno affrontato con dignità e spirito di servizio gli eventi tragici di cui la popolazione bellunese è stata vittima nei due anni terribili della Grande Guerra (un periodo noto come “l’an de la fam”), a volte sacrificando la propria vita per aiutare gli altri. Come quella del pilota Arturo Dell’Oro (molti conoscono l’aeroporto di Belluno ma non la vicenda dell’uomo a cui è intitolato) o quella del medico Francesco Agosti, che non ha voluto andarsene dalla città occupata, o del prosindaco Pietro Mandruzzato, che una volta tornato la vecchia amministrazione in “esilio” a Forlì si è visto accusare di collaborazionismo per l’opera di mediazione svolta tra la popolazione stremata dalle razzie e dalla carestia rappresentata dal Comitato e il comando austriaco.
Poi l’opera del fotografo socialista Carlo Pagani, innovatore e attento ai cambiamenti del suo tempo, o i funerali del generale Antonio Cantore (ma la foto cela un mistero). Il libro oltre a ripercorre alcuni significativi episodi bellici avvenuti sul Col di Lana e sulla Marmolada (la “città di ghiaccio”), offre anche una bella vista panoramica della Belluno in riva al Piave (o meglio La Piave), un “com’eravamo” fatto di lavanderie all’aperto, concerie, segherie e di tanta acqua che a quel tempo scorreva sotto le mura insieme alle sempre più rare zattere cariche di legname. Dei quartieri laboriosi di Borgo Piave e Borgo Pra, dell’officina del Busighel, del primo ponte sulla ferrovia e la prima stazione (dove poi è stata costruita la Gabelli), delle manifestazioni dei disoccupati nel 1914 in Piazza Duomo, alla vigilia dell’entrata in guerra da parte dell’Italia che avverrà nel maggio dell’anno successivo.
Il racconto fotografico di Sirena si conclude con la liberazione dall’Austria-Unghera e la fase della «monumentalizzazione» del conflitto del 15-18, che vede sorgere una scultura a Feltre dedicata ai Caduti e una magra stele inaugurata a Belluno tra le solite e inevitabili polemiche.
Una pubblicazione di sicuro interesse e di facile consultazione, insomma un libro da non far mancare alla propria libreria.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi