Belluno: la fuga di Angelo Calatafimi continua

Nessuna traccia dell'uomo che ha ferito Ivo Facchin. Il movente forse uno sgarro
MEL.
Nessuna segnalazione, nessun contatto. Continua la fuga di Angelo Calatafimi, l'autore della sparatoria di lunedì sera a Mel, quando ha esploso sette colpi di pistola contro il feltrino Ivo Facchin, probabilmente per uno "sgarro". Poliziotti e carabinieri continuano a cercarlo, ma forse l'uomo sta aspettando soltanto che si calmino le acque. «Facendo i dovuti calcoli costi-benefici, conviene che si costituisca», afferma il capitano dei carabinieri di Feltre, Antonio Cavalera.

Angelo Calatafimi, soprannominato "Lillo o'pazzo" sa cosa sta rischiando. Non è un novellino, né uno sprovveduto. A testimoniarlo il suo curriculum e le sue tante grane nelle aule di giustizia, finite anche - c'è da sottolineare - con delle piene assoluzioni.

Di fatto, l'uomo - dopo aver abbandonato la macchina in piazza a Trichiana - ha fatto perdere letteralmente le sue tracce. Non si esclude nessuna eventualità, anche se è probabile che non sia andato tanto distante dalla Valbelluna. Forse è ospite di qualche amico o conoscente. A Calatafimi non sono mai mancati.

Stando alle testimonianze raccolte dalle forze dell'ordine, la pista della gelosia sarebbe la meno probabile. L'uomo non avrebbe sparato al feltrino Ivo Facchin perché attualmente stava frequentando la sua ex compagna e convivente, nonché titolare del pub Casa rossa dove è avvenuta la sparatoria.

Chi lo conosce bene dice che non era il tipo. Lui le donne le "cambiava" con una certa regolarità. Insomma, non ci sarebbe nessun tormento sentimentale o passionale alla base dell'incredibile gesto.

Di certo, Calatafimi ha perso la sua calma, cosa che succedeva puntualmente quando qualcuno gli faceva qualche "sgarro" o lo provocava. Proprio lui che non amava essere preso in giro.

Insomma, a muovere la sua mano sarebbe stato qualcosa che non c'entra nulla con le questioni di cuore: forse una battuta di troppo, forse un affare finito male. Non si esclude nemmeno una sorta di regolamento di conti. Tra i due uomini c'erano state anche altre colluttazioni.

Lunedì sera, però, il trichianese di origini calabresi è andato oltre, presentandosi nel locale con una pistola non denunciata.

Calatafimi si è così eclissato: in queste quarantotto ore non avrebbe nemmeno contatto i familiari, a cominciare dai figli che vivono e lavorano nel Bellunese e che con il padre non avrebbero un grande rapporto. Va detto anche che i familiari nel caso sapessero qualcosa non sono imputabili per favoreggiamento.

E proprio la figura di Calatafimi padre dà l'immagine del paradosso. Lui sregolato e sempre ai limiti, loro bene educati e inseriti. Come ben educata e inserita è la ragazzina di cui si stava prendendo cura in questi mesi e che viveva con lui al condominio Giardinetto di Trichiana. Si tratta della figlia della ex convivente, la gestrice del pub di Mel.

E' stata proprio la quindicenne, al momento della separazione tra l'uomo e la madre, a decidere di rimanere con il primo. Chi lo conosce bene parla addirittura di un "buon educatore".

Poi ci sono le amicizie, che lui coltivava anche sul suo profilo facebook, una pagina virtuale che aggiornava con le sue foto e quelle dei suoi amici. Lui in piscina, lui con alcuni ragazzi e ragazze, lui con una chitarra. Immagini che oggi fanno a pugni con le sequenze di lui con la pistola e di lui che fugge.

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