Belluno, la Lega: «L'azienda Tib va tutelata»

L'invito al sindaco Prade: «Prorogare la gestione del teatro per poter studiare un bando ad hoc»
BELLUNO.
Ribadire il ruolo centrale di Belluno (come capoluogo e maggior finanziatore) all'interno della Fondazione Teatri delle Dolomiti; riconoscere l'importanza del Tib, unica impresa bellunese produttrice di spettacoli; mantenere il pluralismo; valorizzare le realtà provinciali.

La Lega Nord si muove. Una delegazione comunale (composta dal capogruppo consiliare Andrea Stella, dal vice sindaco Leonardo Colle - in rappresentanza anche di Paolo Costa e del segretario cittadino Jacoppo Savasta - e da Oreste Cugnach, ora nel gruppo misto, ma già tesserato per il carroccio) ha incontrato lunedì il sindaco Antonio Prade e ieri il presidente Michele Romanelli.

Sul tavolo, oltre al pensiero dei padani bellunesi circa la gestione del teatro di Belluno e della Fondazione, anche una proposta: concedere una proroga di un anno e mezzo alla gestione del Tib, in modo da rimettere al prossimo mandato amministrativo, se necessario, la stesura di un bando. «Il tutto tenuto conto del fatto che l'elevato clima di tensione sull'argomento e i tempi stretti di manovra, possono portare alla redazione di un bando non adeguato alle esigenze del capoluogo e della Fondazione stessa».

Il ruolo di Belluno.
Per i leghisti il ruolo di Belluno all'interno della Fondazione deve essere dominante per tre motivi: l'essere capoluogo, il maggior apporto economico e la presenza in citta del più grande contenitore culturale: il Teatro Comunale. «Escludendo la Fondazione Cariverona», sottolineano Colle, Cugnach e Stella, «gli altri soci - Comune di Feltre, Provincia e Regione - devolvono meno risorse rispetto al comune capoluogo. Non capiamo, quindi, perché il voto di Belluno debba valere come quello degli altri soggetti. Per noi è giusto che dal capoluogo partano le linee di indirizzo per le attività della Fondazione. E il sindaco dovrà battersi per far sì che questo accada».

Il ruolo della Fondazione.
Dalla delegazione comunale arriva anche una riflessione sull'opportunità di mantenere in vita la Fondazione, considerate la carenza di fondi e la diversità delle esigenze degli enti partecipanti, "potenzialmente inconciliabili": «Se vogliamo mantenerla in vita, oltre a finanziamenti ben superiori a quelli erogati ultimamente dai quattro soci pubblici, la Fondazione dovrà trasformarsi da collettore di finanziamenti pubblici a soggetto di indirizzo dell'attività culturale. Dovrà essere un soggetto che decide, non una scatola vuota dove arrivano i fondi, che poi vengono concessi senza cognizione».

Il ruolo del Tib.
Mantenimento del pluralismo; riconoscimento del Tib e tutela delle sue maestranze; valorizzazione delle realtà culturali provinciali. Questi i tre punti cardine del ragionamento del carroccio bellunese: «Ultimamente», sottolineano i tre, «qualcuno si è messo a fare la guerra al Tib, cercando di disperdere nella nebbia delle polemiche un dato di fatto inconfutabile: il Tib è l'unico soggetto strutturato in provincia che produce cultura, un'azienda che ci viene invidiata da fuori provincia. E' vero, nessuno è mai profeta in patria, ma se non ci fosse questa assurda guerra, il Tib potrebbe essere il nostro Teatro Stabile. Anche gli altri soggetti lavorano bene e sono importanti, ma sono una cosa completamente diversa: non sono produttori come il Tib, bensì intermediari; comprano spettacoli, per poi rivenderli. Il compito della politica è trovare la soluzione ad hoc per far sì che queste realtà possano convivere. E ultimamente le cose funzionavano a dovere».

I tre padani non partono dal presupposto che il Tib abbia ragione e gli altri siano nel torto: «In passato hanno sbagliato tutti, a partire dal Tib, che andava avanti come se le altre associazioni non esistessero. Ora si è giunti a una sorta di equilibrio, cancellarlo con un colpo di spugna sarebbe un delitto. Noi politici dobbiamo capire cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare: solo allora potremo decidere a chi affidare la gestione della cultura. E' sbagliato dare vita a un bando, per accontentare chi vuole cancellare un altro soggetto. La politica non deve dare spazio a queste faide».

Serve una proroga.
«Basta con la "guerra di religione" che è in atto. Serve una pausa di riflessione e per fare ciò dovremo prorogare per un anno e mezzo la convenzione in essere col Tib, riducendo le condizioni economiche e salvaguardando il pluralismo. In questo tempo dovremo arrivare alla soluzione di questa diatriba, trovando un equilibrio che possa accontentare tutti gli attori della cultura bellunese. In alternativa, potremo ragionare su un bando adeguato alle esigenze del capoluogo e della Fondazione stessa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi