Belluno, la rabbia si avvicina alle caseI veterinari: "Dopo i gatti c'è rischio per l'uomo"
BELLUNO. La rabbia a Belluno comincia a fare paura, perché dopo aver colpito le volpi, il contagio si sta trasmettendo anche ai gatti e quindi si avvicina all'uomo.
Dopo la morte per rabbia di un gatto a Pedavena, si alza l’attenzione anche sui felini del territorio bellunese. Specie su quelli randagi, mentre si teme che la malattia si possa avvicinare sempre di più all’uomo. «Nell’Usl n. 1», precisa Gianluigi Zanola, responsabile del canile sanitario, «sono circa 3000 i gatti randagi sparsi un po’ in tutto il territorio per cui dovremo valutare la necessità di informare coloro che si occupano delle colonie feline per evitare comportamenti a rischio».
«Chi se ne occupa sarà tenuto a comunicare all’Usl qualsiasi caso di morte o di malattia. E’ impossibile, infatti, pensare di catturare i gatti e vaccinarli, anche perchè questo comporterebbe l’utilizzo di personale e di un veterinario solo per questo. Inoltre, visto che non sono muniti di microchip, diventerebbe impossibile identificarli».
Il responsabile del canile, inoltre, precisa che «la vaccinazione dei gatti resta consigliata per quelli di proprietà che abitano nelle zone periferiche, vicino a boschi o campagna, per i quali venire in contatto con volpi o altro è molto più semplice, come è semplice portare la malattia dentro casa. Non serve invece vaccinare quei felini che abitano in centro città e in appartamento», conclude Zanola.
Il gatto di Pedavena era comunque di proprietà, anche se lasciato libero di andare e venire, per cui l’altro micio, con cui condivideva la “cuccia”, è stato portato al canile sanitario di Belluno sotto osservazione, mentre i proprietari sono stati sottoposti alla profilassi antirabbia.
Il consiglio a vaccinare i felini delle zone periferiche viene anche dai veterinari. «Non è da sottovalutare nemmeno l’aspetto delle colonie di gatti presenti un po’ dovunque nel nostro territorio. Si pensi a Longarone, Igne, Podenzoi o anche al Cadore», precisa Luca Funes, veterinario, che non può evitare di evidenziare che «la malattia, con la morte del gatto, anche se rientra nella casistica, si sta avvicinando alle case e all’uomo. Se una volpe, infatti, che è un animale che può fare tanti chilometri, morde un gatto che si muove entro aree limitate, significa che l’incontro è avvenuto vicino a casa. E quindi i selvatici si avvicinano sempre più ai centri abitati, mentre cani e gatti portano la malattia all’interno della mura domestiche».
E che le volpi siano sempre più vicine al centro abitato lo dimostra il caso di una signora di Sovramonte che entrata nel suo pollaio per dare da magiare alle galline, si è trovata faccia a faccia con una volpe che ringhiava e con le bave alla bocca. La signora è riuscita a scappare in casa, mentre il selvatico è fuggito.
Un appello a prestare attenzione e, in presenza di un morso, a rivolgersi subito al pronto soccorso lo lancia anche il presidente di Federfarma Belluno, Roberto Grubissa. «La rabbia è una malattia che non va sottovalutata e visto che sta interessando anche animali molto vicini all’uomo, è necessario non trascurare nemmeno un graffio
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