Belluno: le mostre che hanno fatto storia
Lo studioso dell’arte e professore bellunese Gianluca Tormen fa un excursus di tutte le più belle esposizioni e opere della provincia veneta

Nel tentativo di trarre un bilancio generale delle attività artistiche promosse nel nostro territorio, negli ultimi decenni, il verdetto sembra essere di indiscussa positività. Non potendo elencare tutte le manifestazioni e gli eventi di tal genere, è possibile tuttavia ricordare quelli che forse sono da annoverare fra i più significativi, in grado di restituire grande visibilità alla provincia.
Nel festeggiare i trent’anni di informazione del Corriere delle Alpi non è fuor di luogo sottolineare il fatto che – curiosamente – il primo numero del quotidiano appariva a pochi giorni di distanza dalla chiusura di una importante mostra, ospitata nelle sale di palazzo Crepadona, che ebbe ampia risonanza: mi riferisco ai Capolavori della pittura veneta dal Castello di Praga (1994) che aprì la strada ad altri importantissimi eventi espositivi di riconosciuta valenza.
La provincia ha così reso omaggio, negli anni successivi, ad alcuni dei suoi più illustri artisti, dedicando mostre di taglio monografico a quelli che ancora oggi sono i più qualificati ambasciatori dell’arte bellunese nel mondo, in una sequenza vertiginosa: da Ippolito Caffi (2005/2006) a Tiziano (2007/2008), da Andrea Brustolon (2009) e Sebastiano Ricci (mostra diffusa tra Belluno e Feltre, 2010) fino alla retrospettiva del pittore feltrino avanguardista Tancredi Parmeggiani (2011), senza dimenticare la mostra A nord di Venezia (2004/2005), colta e raffinata rassegna di ampio respiro che ha puntato i riflettori non tanto su di un singolo artista quanto, piuttosto, sull’intero territorio e il suo strategico snodo di crocevia artistico-culturale, nel cruciale passaggio fra la civiltà gotica e quella rinascimentale nell’area transalpina.
Non meno importanti delle mostre, del resto, sono stati due significativi incrementi museali che hanno arricchito e riconfigurato l’assetto delle civiche raccolte d’arte di Feltre di preziosi nuclei collezionistici privati: la donazione dell’eclettica raccolta di Liana Bortolon (2006), apprezzata giornalista nonché pioniera fra le storiche e critiche d’arte italiane, comprendente una novantina di pezzi fra dipinti, espressioni grafiche, sculture e arti decorative risalenti in particolare alla prima metà del Novecento; mentre nel 2018 è stata la volta del lascito dei preziosi vetri veneziani – un tesoro di circa 800 pezzi – della collezione Carla Nasci-Ferruccio Franzoia, comprendente capolavori dei più rinomati maestri lagunari, eredi di un’arte antichissima.
Gli eventi ora elencati, si configurano quale degno corollario di imprese strategiche per la promozione artistica del nostro territorio che ha visto la nascita, o la riorganizzazione sistematica, delle raccolte di archeologia e arte custodite in importanti siti a destinazione museale. Anche qui l’elenco è davvero significativo: ricordiamo il riallestimento e ampliamento (2005) del Museo Etnografico Dolomiti di Seravella (Cesiomaggiore), già inaugurato nel 1997 e riconosciuto come una vera eccellenza in questo specifico settore; e ancora la riapertura a Feltre della Galleria “Carlo Rizzarda”, nel 2001, cui si deve affiancare ora quella della pregevole sezione Archeologica del Civico Museo (2022), per culminare nel progetto di imponente restauro e ampliamento degli spazi espositivi del locale Museo Diocesano, allogato nell’antico Palazzo dei Vescovi, restituito alla cittadinanza nel 2018: scrigno prezioso destinato a custodire capolavori di arte sacra provenienti dal territorio delle antiche diocesi di Feltre e Belluno.
Solo un anno prima, del resto, aveva aperto i battenti il nuovo Museo Civico del capoluogo (2017), nella splendida cornice architettonica di Palazzo Fulcis, uno spazio in grado di competere con storici edifici adibiti a tale funzione non solo in Veneto.
Degni di menzione anche altri due nuovi musei, di ben diversa natura e vocazione, ma ugualmente significativi per la storia culturale e sociale delle nostre valli: il lungamente atteso Museo del Vajont (inaugurato a Longarone nel 2009) e il più recente Museo Interattivo delle Migrazioni (MIM) aperto al pubblico nel 2013: luoghi della memoria collettiva, carichi di suggestioni emotive ed evocative da affidare alle generazioni future.
Al ricco patrimonio materiale, testé ricordato, credo se ne debba aggiungere un altro, “cartaceo” ma di pari valore culturale: mi riferisco all’importante collana di volumi che da anni censiscono e studiano in maniera capillare i molti Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese, un corpus di straordinario valore scientifico affidato alla curatela dei maggiori studiosi e storici dell’arte del territorio.
Del pari, non va dimenticata nemmeno la benemerita attività di ricerca e divulgazione ad opera della “Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore” che promuove lo studio dell’arte del grande pittore cadorino attraverso mostre, pubblicazioni (in particolare la rivista ‘Studi Tizianeschi’) e le apprezzate ‘Estati Tizianesche’ che offrono sempre un ricco calendario di eventi e conferenze affidati a specialisti di fama internazionale.
A conclusione di questo rapido excursus, credo sia doveroso esprimere un pubblico ringraziamento alla Fondazione Cariverona che negli anni ha sponsorizzato molti degli eventi sin qui enumerati: senza il loro generoso supporto finanziario non ci sarebbero stati. Nuove sfide attendono il Bellunese sul piano delle arti e della cultura: la riapertura del Teatro de La Sena di Feltre, che da più voci si reclama, ma anche nuovi eventi ed esposizioni in occasione dei Giochi invernali di Cortina d’Ampezzo nel 2026: una vetrina imperdibile.
L’autore

Il bellunese Gianluca Tormen si è laureato in Conservazione dei Beni Culturali a Udine, conseguendo il dottorato di ricerca a Padova. Collabora con l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e la Galleria Nazionale di Praga. Studia museologia e storia del collezionismo fra Sette e Ottocento. Ha all’attivo numerose pubblicazioni. Con Tartuferi ha curato la mostra La fortuna dei Primitivi. Insegna al Catullo di Belluno.
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