Lettere anonime e droga nascosta nel giardino: la vittima vuole nuove indagini

Una quarantenne bellunese è stata bersagliata di missive e si è ritrovata nella sua proprietà sostanza stupefacente

Gigi Sosso
La procura di Belluno
La procura di Belluno

Lettere anonime, danni all’auto e droga in giardino. Giustificata la preoccupazione di una donna bellunese sulla quarantina, che ha presentato delle querele contro ignoti per minaccia e danneggiamento aggravato; potrebbero esserci anche delle ipotesi di reato. Si è affidata all’avvocato Antonio Ariano, per cercare d’interrompere queste condotte, che la infastidiscono parecchio.

Il pm Simone Marcon ha chiesto l’archiviazione al giudice per le indagini preliminari Elisabetta Scolozzi, non essendo riuscito a individuare l’indagato, ma lo stesso Ariano ha presentato opposizione, chiedendo nuove indagini su una vicenda oggettivamente inquietante e carica di tensione.

Le lettere con richieste di soldi

Una volta si ritagliavano i titoli dei giornali per confezionare una lettera minatoria, mentre nell’età contemporanea bastano un computer e una stampante. La donna ha ricevuto diverse lettere indirizzate non solo a lei, ma anche a un amico che frequentava all’epoca.

Le missive contenevano richieste di soldi, il che potrebbe configurare anche la tentata estorsione e testimoniavano del fatto che il mittente conosceva fin troppo bene le abitudini dei due e quasi li controllava, riferendo di averli visti in giro, al ristorante o al cinema.

Oppure telefonate mute da un numero privato.

Danni all’auto sotto casa

Un primo salto di qualità c’è stato quando la donna si è ritrovata la macchina danneggiata sotto casa. Bersaglio sbagliato, perché l’anonimo voleva colpire l’amico, ma evidentemente ha confuso il modello della macchina; in ogni caso i danni ci sono e andrebbero risarciti, in qualche maniera.

Infine, una lettera dev’essere arrivata anche in questura e conteneva una delazione: «Se andate a vedere nel giardino della signora, troverete della sostanza stupefacente».

Una verifica i poliziotti dovevano per forza farla ed effettivamente hanno trovato qualcosa. La donna esclude che possa essere roba sua e sospetta che qualcuno ce l’abbia piazzata di proposito, per cercare di metterla nei guai.

L’indagato è uno solo e non si sa ancora chi possa essere. Come anticipato, la Procura della Repubblica ha chiesto che il fascicolo venga archiviato, ma Ariano non molla e la  giudice si è riservata la decisione: potrebbe archiviare una volta per tutte oppure disporre nuove indagini o ancora ordinare la scrittura del capo d’imputazione. Ci vorrà qualche giorno per saperlo con certezza. 

 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi