Le famiglie non pagano il servizio mensa, a Belluno otto bimbi senza pranzo
Il caso alle elementari del Comprensivo Merlin. La preside e il presidente del consiglio d’istituto: «Non lo permetteremo»
Le famiglie non riescono a pagare le quote mensa e così da domani otto bambini delle scuole elementari dell’Ic 2 Tina Merlin non si vedranno più servire il pranzo.
È la decisione presa dalla Dussmann, la società di ristorazione che cura le mense scolastiche del capoluogo.
Una situazione che lascia a dir poco l’amaro in bocca alla dirigente scolastica Bruna Codogno e al presidente del consiglio di istituto Paolo Bello.
«In dieci anni di presidenza è la prima volta che succede una cosa del genere», puntualizza ancora Codogno, «ma nelle mie scuole neanche un bambino resterà senza il suo pasto», dice categorica la preside, che ha trovato il modo per garantire il pranzo a tutti gli alunni del tempo pieno.
Il caso
Il problema è scoppiato qualche settimana fa, come spiega la stessa dirigente.
«Ci sono state diverse comunicazioni via mail tra la ditta di ristorazione, la nostra scuola e il Comune di Belluno, con la Dussmann che faceva presente il mancato pagamento della quota mensa da parte di alcune famiglie. Mi sono interfacciata sia con la società che con l’assessore all’istruzione per capire cosa fare per garantire il pasto ai bambini, perché ritengo che non possano ricadere su di loro i disagi di una famiglia».
Una situazione simile era capitata un mese fa.
«Quella volta», ricorda Codogna, «a essere interessati erano tre ragazzini della scuola media. Ho scritto personalmente ai genitori, che hanno deciso di accendere un mutuo per far fronte alla spesa. Ora ci troviamo nella stessa circostanza, con famiglie perlopiù straniere in difficoltà economiche e bambini con bisogni educativi speciali».
Prima di questa gara che scadrà nel 2025 – ricorda la dirigente dell’Istituto Comprensivo Merlin – era il Comune a occuparsi direttamente di raccogliere le adesioni e le rette, tenendo sotto controllo la situazione: «E se una famiglia era in difficoltà, era lo stesso Palazzo Rosso a mettere delle risorse».
La preoccupazione ora è tutta per gli ultimi giorni di scuola prima della pausa natalizia.
«La ditta ristoratrice ci ha scritto che domani (18 dicembre per chi legge, ndr) gli otto bambini – che sono divisi tra le scuole di Quartier Cadore, Fiammoi e Mur di Cadola – potranno mangiare solo la frutta, mentre da giovedì (19 dicembre per chi legge, ndr) non avranno alcuna portata. Noi saremo lì a presidiare che tutti abbiano i pasti».
Il presidente del consiglio di istituto
Monta la rabbia anche del presidente del consiglio di istituto: «La preannunciata sospensione del servizio di mensa da parte della ditta Dussmann, vincitrice dell’appalto comunale, fa pagare al soggetto più debole, cioè il bambino, la fragilità della sua famiglia e la risposta inadeguata delle istituzioni», tuona Paolo Bello.
«Questo non è accettabile per una comunità civile. Se le famiglie versano in uno stato di grave difficoltà, deve essere il soggetto istituzionale a farsene carico, come succede per altre situazioni di fragilità sociale. In ogni caso non possiamo far pagare ai bambini le mancanze degli adulti».
Il Comune
«Se le famiglie in difficoltà non si rivolgono ai servizi sociali comunali, non possiamo verificare le loro condizioni e quindi intervenire nei modi adeguati».
Parole dell’assessore all’istruzione Roberta Olivotto, al corrente da tempo della situazione.
«Noi abbiamo già aiutato altre famiglie in difficoltà», sottolinea l’assessore, che poi ricorda come questo servizio sia stato dato in concessione dalla precedente amministrazione: «Tutta la gestione è in capo a Dussmann, così il Comune non può pagare direttamente la ditta al posto di chi non versa la sua quota».
«Ci siamo già confrontati con l’azienda, la scuola e le famiglie via mail e via lettera», insiste, «facendo presente che la ditta può non fornire il pasto se non viene pagata. Abbiamo anche chiesto alle maestre di indirizzare le famiglie ai nostri servizi sociali», conclude l’assessore Olivotto, che poi ricorda: «Esistono tariffe agevolate in base all’Isee e il Comune può accollarsi la spesa di coloro che versano in situazioni di difficoltà, ma prima di fare ciò va sempre verificata la situazione economica delle famiglie».
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