Il caso mensa a Belluno, cittadini solidali: «Paghiamo noi fino a giugno»
Il Comune si è limitato ad assicurare il pranzo fino a venerdì 20 dicembre. Il vice sindaco Gamba: «La preside fa politica». La risposta: «Penso soltanto ai bambini»
Gli otto bambini delle famiglie insolventi giovedì 19 dicembre hanno avuto il loro pasto. E lo avranno anche venerdì, ultimo giorno di lezione prima dello stop natalizio. Questo è quanto assicurato dall’amministrazione comunale. Cosa accadrà dal 7 gennaio, al rientro a scuola, è ancora un mistero.
E mentre il Comune da un lato evidenzia di conoscere la vicenda da mesi e dall’altro insiste sulla necessità che le famiglie in stato di disagio si rivolgano ai servizi sociali per risolvere velocemente la vicenda, ecco farsi avanti un gruppetto di cittadini che, in modo spontaneo, si è detto disponibile a pagare le quote della mensa per questi ragazzini per tutto l’anno scolastico.
Una notizia accolta favorevolmente dalla dirigente scolastica Bruna Codogno, che da oltre un mese combatte con lo “spettro” del pranzo negato agli otto alunni e che vede in queste elargizioni liberali una possibile soluzione del problema.
La giornata
È stata una giornata concitata quella di giovedì alla scuola elementare Quartier Cadore, dove per il secondo giorno consecutivo la dirigente scolastica Bruna Codogno – insieme al presidente del consiglio di istituto Paolo Bello – ha presidiato la distribuzione dei pasti per scongiurare che gli otto bambini venissero discriminati.
A dar loro man forte si sono presentati la capogruppo di minoranza di Insieme per Belluno-Bene comune Lucia Olivotto, la consigliera del Pd Maria Teresa Cassol e il segretario Pd dell’Oltrardo, Christian De Pellegrin.
L’arrivo di consiglieri e assessori
I consiglieri di minoranza sono arrivati puntuali alle 12 per la distribuzione dei piatti. Sceso nella mensa scolastica, dopo pochi minuti il gruppo è stato raggiunto dagli assessori Paolo Gamba e Roberta Olivotto, che hanno comunicato di aver chiamato la ditta ristoratrice affinché garantisse il pasto a tutti i bambini per questi ultimi due giorni di scuola.
«Attendiamo l’arrivo delle famiglie ai servizi sociali per poter verificare le loro condizioni economiche e quindi far partire gli aiuti economici necessari», hanno sottolineato gli esponenti della giunta De Pellegrin.
Il vice sindaco Gamba ha evidenziato con veemenza il suo disappunto per il fatto che la vicenda è giunta all’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica, ma anche per gli attacchi lanciati dalla minoranza.
La stessa dirigente Codogno è stata “accusata” di fare politica, per aver denunciato questa situazione. Detto ciò, dopo pochi minuti i due assessori hanno lasciato la scuola. «Sono molto dispiaciuta di quello che è stato detto nei miei confronti», ha poi detto la preside, «ma io ho provato in tutti i modi, interessando Comune e Dussmann, a garantire un pasto a tutti i miei alunni. L’unica cosa che ho fatto è aver pensato a loro. Io non faccio politica, penso ai miei bambini. Per questo sono qui oggi, sarò qui anche domani (oggi per chi legge, ndr) e lo sarò anche il 7 gennaio, fino a quando non sarà messa la parola fine a questa triste vicenda. Ci sono cittadini che si sono detti disponibili a pagare le rette ai bambini: aspetto quindi che i responsabili del servizio mi mandino l’Iban e gli estremi a cui far intestare l’aiuto solidale di questi benefattori».
«Prima di far intervenire questi cittadini», ha aggiunto Bello, «è necessario che l’amministrazione faccia tutti i passi necessari a risolvere la vicenda, visto che spetta al Comune, in quanto ente appaltante, definire questo fatto. Gli esponenti della giunta e la ditta devono sedersi a un tavolo per capire la soluzione, partendo però da un punto fermo e irrinunciabile: i bambini non possono pagare per le negligenze , le mancanze o le incapacità delle famiglie o delle istituzioni. Spetta alla pubblica amministrazione capire se alla base di questi mancati pagamenti delle rette c’è una reale indigenza o se si tratta di disagi culturali. La responsabilità di risolvere la questione comunque è del Comune».
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