Metano, prezzo su del 45 per cento: «Così si penalizza la montagna»

Adico: «Aumenti di 227 euro per le famiglie, colpiti soprattutto gli anziani».  Appia: «Gli effetti negativi si vedranno nella seconda metà dell’anno».

Un pensionato contesta un contratto di luce e gas mai sottoscritto
Un pensionato contesta un contratto di luce e gas mai sottoscritto

Il prezzo del metano cresce in un anno del 45% passando da 0,33 euro al metro cubo (prezzo medio fissato da Arera nel gennaio 2024) a 0,50 (prezzo medio di mercato a gennaio 2025). Guerra e speculazioni determineranno un aumento per le bollette che, dopo il drammatico 2022, si erano abbassate a cifre accettabili (eccetto i rincari degli ultimi mesi del 2024). E questo rincaro penalizza soprattutto imprese e famiglie della montagna bellunese.

L’allarme della Uil

A lanciare l’allarme è il segretario generale della Uil Veneto, il bellunese Roberto Toigo che evidenzia come «il caro metano colpisce pesantemente le aziende, soprattutto quelle energivore. Ma l’aumento dei costi del gas per chi vive nelle zone fredde del paese sarà un’altra stangata. Nel nostro Veneto parlo soprattutto di tutta la zona pedemontana, alpina, del Bellunese».

Per questo Toigo si fa portavoce di una richiesta: «Al governo e alle società che gestiscono i servizi di distribuzione chiedo che intervengano per ridurre il disagio a famiglie già provate dall’inflazione e da un potere d’acquisto sempre più limitato, come abbiamo segnalato pochi giorni fa nel nostro studio sulle dichiarazioni dei redditi presentate al nostro Caf. Il Bellunese è il territorio con uno dei redditi medi più bassi del Veneto, ma è anche quello in cui l’Irpef media pagata è la seconda più alta in Regione con 3.411,73 euro medi nel 2023, vale a dire un +12,85% rispetto al 2022». Richiesta che intreccia per forza di cose l’autonomia. «Non pensiamo all’autonomia soltanto come a un tema che mette in contrapposizione Nord e Sud. Vivere in montagna ha le sue difficoltà, è un territorio che si spopola. Pensare a un intervento per chi abita in queste zone sarebbe la dimostrazione di un Paese solidale, che si occupa delle disuguaglianze ovunque esistono», conclude Toigo.

Cittadini penalizzati

Nel 2025 gli utenti bellunesi (che registrano un consumo medio annuo pari a 1060 metri cubi di gas e 2050 Kw/h di elettricità all’anno, la più bassa del Veneto, vista anche la possibilità di utilizzare la legna) pagheranno 227 euro in più, sommando le fatture di luce e gas, con un aggravio che colpirà di sicuro i clienti del settore “vulnerabile” (gli anziani over 75, circa il 15% del totale delle utenze). Al contrario di quelli serviti nel mercato libero, questi subiscono gli effetti dei rincari in modo pressoché automatico con l’aggiornamento trimestrale da parte della stessa Arera.

Adico ha calcolato gli incrementi elaborando i dati dei portali Facile.it e dell’Autorità che analizza le offerte sia del mercato “vulnerabile” sia di quello libero anche a livello territoriale. Partendo dalla fornitura più impattante per le tasche delle famiglie, cioè il gas (riscaldamento, acqua calda, cottura cibi), con le tariffe attuali il cittadino bellunese servito nel mercato vulnerabile spenderebbe in un anno 1.310 euro; con il rincaro previsto per il 2025 e calcolato da Facile.it, la spesa salirebbe di 131 euro, raggiungendo all’incirca i 1.441 euro. Più difficile il calcolo per chi ricorre al mercato libero, dove ci sono centinaia di offerte. Attualmente la più bassa a prezzo variabile è di 1.293 euro (in un anno), mentre la media si aggira sui 1.605 euro. Guardando a quest’ultima tariffa e applicando lo stesso aumento previsto per il settore dei vulnerabili, la spesa sale di 160,50 euro.

Applicando gli stessi ragionamenti per la luce, con i prezzi attuali i bellunesi vulnerabili pagano in un anno 629,84 euro che nel 2025 saliranno a 699,12 euro (surplus di 69,28 euro). Nel libero mercato l’offerta più vantaggiosa è di 578,46 euro, quella media di 850. Partendo da quest’ultima ci si attende in media un aumento di poco inferiore ai 93,50 euro nell’arco di 12 mesi. Complessivamente, quindi, tra gas e luce i fragili pagherebbero, se gli aumenti saranno quelli previsti, 200,28 euro in più, mentre gli utenti del libero mercato 254 euro in più.

«Siamo molto preoccupati per questi rincari», spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico. «Al di là della guerra, siamo convinti che le speculazioni per così dire stagionali la faranno da padrone. I nostri timori si rivolgono soprattutto agli utenti vulnerabili, per lo più anziani over 75, molti dei quali già alle prese con pensioni da fame rivalutate per il 2025 con importi irrisori. L’unica soluzione è ricorrere a comportamenti virtuosi di risparmio. In queste settimane che si preannunciano molto rigide a livello climatico, mantenere il riscaldamento attorno ai 19 gradi, specie per le persone anziane che vivono in montagna, non è possibile. Chiediamo che il governo intervenga con le leve a disposizione (riduzione Iva), e la sospensione degli oneri di sistema»

Gli artigiani

Le imprese dal canto loro sono preoccupate, anche se dopo anni di altalenante valore del prezzo del gas e dell’energia molte sono già corse ai ripari. «Parliamo di rincari importante, ma non avranno un’incidenza immediata», dice il direttore dell’Appia, Cristian Sacchet, «gli effetti negativi cominceranno a emergere a metà anno, quando finiranno le riserve energetiche in Italia. Resta comunque alta la preoccupazione soprattutto per le imprese energivore del territorio».

Sia Appia che Confartigianato negli anni sono corse ai ripari attivando a livello nazionale dei Consorzi di aziende per l’energia, veri e propri gruppi di acquisto che cercano i prezzi più vantaggiosi per le imprese che vi aderiscono. «Le aziende stanno gestendo la partita energetica da quando è iniziata l’emergenza tramite il consorzio», dice Marta Poletti, referente dei mestieri di Appia Cna Belluno. «Alle imprese che ci contattano offriamo la consulenza specifica per orientarle verso il contenimento dei consumi e le migliori offerte di prezzo. Sicuramente la maggiore attenzione si concentra nel manifatturiero e nell’agroalimentare, dove si registra il maggior consumo di energia». «Per evitare l’aumento dei costi», conclude Poletto, «le imprese dovranno trovare strumenti per ottenere sgravi o aiuti anche guardando all’energia rinnovabile, come il fotovoltaico. Solo mettendo in atto una serie di strategie possiamo mantenere la competitività».

Anche per Claudia Scarzanella, a capo di Confartigianato Belluno, «è difficile fare i conti adesso dell’impatto che avrà l’aumento dei costi dell’energia sulla nostre economia. Anche perchè – scattando gli aumenti da gennaio – bisognerà attendere la bolletta di febbraio per capire gli effetti dei rincari sulla bolletta. Sicuramente questa situazione non aiuta le aziende nella pianificazione dei costi del lavoro, soprattutto in un momento in cui vi sono incertezze sulla stabilità del mercato da più fronti», precisa la presidente, che ricorda: «I soci di Confartigianato possono essere agevolati attraverso la partecipazione al Consorzio Acquisti Energia e Multiutility che, raggruppando molte imprese, riesce a spuntare prezzi migliori e più stabili nel tempo».

Scarzanella comunuqe mostra fiducia: «Gli aumenti ci sono, ma non siamo ai livelli del post Covid. Al momento a essere maggiormente preoccupate sono le grandi aziende energivore più che i piccoli artigiani». —

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