Belluno, morì intossicata dalla caldaiaIl tecnico dovrà risarcire i figli
L’installatore e tecnico di caldaie, assolto dall’accusa di omicidio colposo per la morte di Paola Lorenzi, la bellunese morta nel sonno nel 1997, per il monossido sprigionatosi dal piano cottura in termoceramica, dovrà risarcire i figli della donna. I giudici della Corte d’Appello di Venezia hanno ravvisato la responsabilità civilistica dell’imputato per il quale invece è diventata definitiva la sentenza di assoluzione per omicidio colposo
BELLUNO.
Ribaltata la sentenza di primo grado. Ma solo ai fini civilistici. Giuseppe Cremasco, l’installatore e tecnico di caldaie, assolto dall’accusa di omicidio colposo per la morte di Paola Lorenzi, la bellunese, morta nel sonno, nel 1997, per il monossido sprigionatosi dal piano cottura in termoceramica, dovrà risarcire i figli della donna.
I giudici della Corte d’Appello di Venezia hanno, infatti, ravvisato la responsabilità civilistica dell’imputato (difeso dall’avvocato Paolo Patelmo) per il quale invece è diventata definitiva la sentenza di assoluzione per omicidio colposo (anche perché il reato contestato era abbondantemente caduto in prescrizione).
E così i giudici veneziani hanno quantificato in centomila euro (50.000 per ciascuno dei due figli della vittima, parti civili con l’avvocato Francesco Mazzoccoli) la somma che il tecnico di 51 anni di Bassano del Grappa, attrraverso le sue assicurazioni, dovrà sborsare ai figli di Paola Lorenzi.
La donna morì, nella notte del 2 dicembre 1997, all’età di 46 anni nel sonno a causa delle esalazioni del monossido di carbonio che si era sviluppato dal piano cottura in termoceramica usato per riscaldarsi. Un incidente che, secondo la procura della Repubblica di Belluno, aveva avuto un unico colpevole: il tecnico che aveva controllato gli iniettori del gas della cucina. Ma Cremasco, difeso dall’avvocato Patelmo, ha sempre rigettato ogni accusa. Chiara la sua linea difensiva: il tecnico di Bassano del Grappa si era attenuto scrupolosamente ai controlli del piano cottura e la tragedia, semmai, era stata causata dall’uso scorretto del fornello in vetro-ceramica. Quel fornello non poteva essere usato per il riscaldamento. A maggior ragione senza una pentola d’acqua sopra il fornello che mitigasse una temperatura critica (di 600 gradi) che aveva poi creato l’esalazione di monossido di carbonio. Il tribunale di Belluno, nel giugno 2004, lo assolse in primo grado. Ma giovedì pomeriggio è arrivato il ribaltamento della sentenza a livello civilistico. I giudici hanno accolto la richiesta dell’avvocato Mazzoccoli condannando l’imputato a risarcire i due figli della vittima compresi gli interessi e le spese legali. La sentenza dell’Appello dovrebbe chiudere definitivamente la questione che si trascina da oltre 10 anni. A meno di impugnazioni in Corte di Cassazione da parte della difesa.
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