Belluno, no dei dipendenti al trasloco della sede Usl

Raccolte 90 firme contro il trasferimento
BELLUNO.
No al trasferimento in via Vecellio. Arriva netta e senza equivoci la voce di oltre novanta dipendenti dell’Usl 1 rispetto al piano elaborato dal direttore generale Ermanno Angonese. I dipendenti intervengono con una lettera aperta, analizzando i numerosi aspetti negativi dell’ipotesi caldeggiata dalla dirigenza e chiedono al sindaco Antonio Prade di esprimersi nel merito.

 I dipendenti si dicono «seriamente preoccupati» dall’ipotesi di trasferimento delle sedi di via Feltre, via Sant’Andrea e via Carducci in via Vecellio e chiedono al direttore generale di chiarire alcuni punti, evidenziando «la grave situazione che si verrebbe a creare nel caso si verificasse il trasferimento».

 
Il silenzio dei sindacati.
E’ la prima volta che i dipendenti dell’Usl 1 intervengono su questo tema e più in generale in modo tanto diretto. Una presa di posizione che avrebbero preferito evitare, come affermano nelle ultime righe: «Attendiamo che i sindacati si decidano ad intervenire, dato che siamo costretti a scrivere questa lettera nel silenzio degli organismi che dovrebbero tutelare i lavoratori». Il “caso Vecellio” infatti è noto da agosto, ma in tutti questi mesi nessun sindacalista si è fatto sentire.

 
I disagi.
Utenti, cittadini e dipendenti non potranno che essere penalizzati dal trasferimento in via Vecellio e la lettera ne spiega le ragioni. Si parte dall’accessibilità: la mancanza di linee dirette dei mezzi pubblici e con orari davvero utili, contrasta con la situazione attuale di sedi facilmente raggiungibili a piedi e in autobus. Impensabile un servizio navetta: «Con costi elevati, se ci sono fondi devono servire a offrire servizi sanitari». Di conseguenza la zona della Veneggia, già al limite del collasso, sarebbe ulteriormente gravata dal traffico.

 
Mai consultati.
I dipendenti affermano di non essere mai stati sentiti da Angonese e di conoscere i fatti solo grazie alla stampa. Angonese ha spiegato di voler procedere al trasferimento anche perché in via Vecellio ci sono parcheggi e aria condizionata. Piccata la replica: «Rinunciamo volentieri all’aria condizionata, preferiamo che si provveda al condizionamento dei reparti ospedalieri sprovvisti e che ne hanno bisogno sicuramente più di noi. Quanto al parcheggio per il personale non ci sembra una questione da mettere sul tappeto per giustificare un trasferimento».

 
L’edificio.
Tutta da provare la qualità della struttura in via Vecellio. I dipendenti ricordano che fu costruito vent’anni fa e poi abbandonato alle intemperie e si chiedono con quali conseguenze. Inoltre il bando di agosto chiedeva che fosse a norma antisismica al momento della costruzione: «Perché non a norma vigente? Saranno necessarie spese ingenti», ma non è a norma neanche per gli spazi di lavoro. I dipendenti si chiedono che fine abbia fatto il progetto di centralizzazione dei servizi sanitari all’ospedale, in antitesi con le ipotesi di via Vecellio e ancor peggio di villa Dal Fabbro.

 
Altro che costo zero.
Nella lettera si sottolinea come, la cessione delle tre sedi già citate più il terreno a San Gervasio, non si possa considerare a costo zero e calcolano in 100 mila euro le spese vive dell’operazione di permuta. Infine una preghiera rivolta al sindaco, che ha scelto di non entrare nella questione che però sta diventando troppo importante perché il primo cittadino resti in silenzio: «Esprima il proprio parere, anche alla luce della sua fama di persona leale e imparziale».

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