Belluno: non va a visitare una bimba, condannata guardia medica del Comelico
Un anno di reclusione. È la condanna inflitta a Concetta Rizzi, 64 anni, guardia medica a Santo Stefano, accusata di omissione in atti d'ufficio. L'episodio era avvenuto in Comelico, la piccola aveva 10 mesi
Una veduta di Padola, dove abita la famiglia che ha protestato con l’Usl
COMELICO.
Un anno di reclusione. È la condanna inflitta a Concetta Rizzi, 64 anni, guardia medica a Santo Stefano, accusata di omissione in atti d'ufficio. La professionista si rifiutò di andare a visitare a domicilio una bimba di 10 mesi che stava male, su richiesta dei genitori che, il giorno dopo il fatto, inviarono una lettera di protesta all'Usl segnalando il caso.
L'azienda sanitaria girò poi l'esposto, per competenza, alla procura della Repubblica di Belluno che avviò immediatamente un'indagine, disponendo l'acquisizione della telefonata registrata. Le chiamate alle guardie mediche sono infatti tutte registrate. I fatti risalgono al 19 ottobre del 2008 quando la professionista, secondo l'accusa, fu contattata telefonicamente da una coppia di genitori di Padola preoccupati perché la figlia di appena 10 mesi stava male. La piccola, infatti, da tre giorni aveva febbre alta che non calava neanche con la somministrazione della tachipirina. E soprattutto da quattro ore non smetteva di piangere.
La madre della piccola, comprensibilmente preoccupata per quanto stava accadendo, alla 4 di notte, decise di prendere in mano la cornetta del telefono e chiamare il 118. Gli operatori del Suem, dopo aver capito cosa stava succedendo, girarono la telefonata alla guardia medica di Santo Stefano. «Le dissi - ha spiegato ieri in aula la donna - che la piccola continuava a piangere da quattro ore e che manteneva costantemente la febbre oltre 38.5, nonostante le avessi dato ad intervalli regolari la tachipirina».
Secondo la madre della bimba, nonostante la sua preoccupazione, la guardia medica assunse un tono scocciato e chiuse la telefonata senza poi andare a visitare la bimba. Il giorno seguente partì una lettera dei due coniugi di Padola all'Usl che innescò l'inchiesta.
Nel corso del processo, il pm ha chiesto la condanna a 8 mesi. Il legale del medico, l'avvocato Francesca De Michiel, con un'articolata arriga, ha sostenuto che non vi fu, per telefono, un'espressa richiesta di intervento da parte dei genitori della piccola e che la bimba (trascrizione delle telafonata alla mano), a dire della madre, non aveva più febbre e si era regolarmente alimentata. La condanna verrà impugnata in Corte d'Appello.
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