Belluno: operaio malato di silicosi, Ideal Standard assolta
Respinto il ricorso del lavoratore che sosteneva di aver contratto la malattia in azienda
Assoluzione per la Ideal Standard dalle accuse mosse da un dipendente rovinato dalla silicosi
TRICHIANA. Una vita rovinata dalla silicosi. Ma l'Ideal Standard non ne è responsabile. Il giudice del Lavoro ha respinto il ricorso di un operaio, M.T., col quale chiedeva alla multinazionale 1 milione di euro di risarcimento. Il giudice Anna Travia ha pronunciato la sentenza favorevole alla multinazionale (difesa dallo studio Paniz e per le assicurazioni dall'avvocato Antonella Calabro). Per saperne di più sulle ragioni che hanno indotto il giudice a respingere il ricorso del lavoratore bisognerà attendere il deposito delle motivazioni. Ad avere probabilmente avuto un peso determinante sulla sentenza, è stata la perizia, depositata due mesi fa dal dottor Antonio Quaranta, al quale il giudice aveva affidato il compito di accertare se vi fosse un nesso di causalità tra la malattia ed il lavoro svolto nella fabbrica di Trichiana. La perizia stabilì che questo nesso non c'era. Il consulente tecnico analizzò complessivamente 9 casi di silicosi contratta da operai che lavorarono nella fabbrica trichianese e giunse a stabilire la preesistenza "di lavori in ambiente polveroso con esposizione a rischio silicotigeno (miniera, perforazioni, cave) svolte non solo in Italia in altre ditte ma anche talora all'estero". Nella sua perizia precisò: «Per altro molti soggetti in rendita per silicosi svolgevano, all'interno della ditta in questione, mansioni diverse da M.T. anche in reparti diversi, non solo in smalteria». La vicenda è legata ad una malattia che, secondo i legali dell'operaio, gli avvocati Francesco Paladin e Fabio Capraro del foro di Treviso, era stata contratta sul posto di lavoro, per le presunte inadeguate misure di sicurezza a protezione della salute del lavoratore. M.T. lavorò per 19 anni all'ex Ceramica Dolomite, ora Ideal Standard, con varie mansioni. Da operaio del reparto smaltatura automatica, ad addetto alla spugnatura, passando attraverso il reparto verniciatura. Il tutto, sempre secondo i suoi legali, in un ambiente di lavoro tutt'altro che salubre e sicuro. I primi segnali della grave malattia si manifestarono nei primi anni Novanta tanto che M.T., nel 1993, presentò all'Inail di Belluno la domanda per il riconoscimento della malattia professionale (silicosi polmonare) per percepire l'indennità dovuta. La domanda fu successivamente accolta tanto che gli fu riconosciuta un'invalidità del 100 per cento. Grazie a quel riconoscimento, il lavoratore dell'azienda di Trichiana gettò le basi per avviare una causa civile contro la multinazionale che fabbrica arredi da bagno. Una causa per la quale aveva chiesto un risarcimento record: 1 milione e 87.000 euro tra riconoscimento dei danni biologico, morale, assistenziale e capacità lavorativa. La vita dell'operaio è ora scandita dall'assunzione di 10 farmaci al giorno e dall'ausilio della bombola d'ossigeno. Ma il giudice non ha riconosciuto nella fabbrica trichianese la responsabile della sua malattia. I suoi legali presenteranno ricorso.
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