Belluno: per i ciclisti marciapiedi e rotatorie da bocciare

Il presidente degli Amici della Bicicletta Calligaro: «Così si disincentiva l'uso della due ruote»
A destra alcuni momenti della manifestazione «Bimbimbici», giunta alla dodicesima edizione e svoltasi a Belluno in concomitanza con altre città italiane per celebrare il «Bici day»
A destra alcuni momenti della manifestazione «Bimbimbici», giunta alla dodicesima edizione e svoltasi a Belluno in concomitanza con altre città italiane per celebrare il «Bici day»
BELLUNO. «Non ci siamo per niente». La 12ª edizione della Bimbimbici, svoltasi sotto un bel sole quasi estivo con oltre 300 iscritti, diventa l'occasione per il presidente degli Amici della Bicicletta, Bortolo Calligaro, per tracciare il bilancio di 12 anni di "giri" per le vie della città dove, a suo dire, «nulla è cambiato per rendere più agevole e sicura la mobilità di chi preferisce muoversi su due ruote o a piedi». «Le amministrazioni comunali e provinciale devono prendere in considerazione più seriamente il problema sempre più grave del troppo traffico automobilistico che relega a spazi ristretti i ciclisti ma anche i pedoni», precisa Calligaro che chiede la «revisione dei criteri progettuali di tutta la viabilità dei paesi e del capoluogo, a cominciare anche dai marciapiedi che, per come sono realizzati oggi, ancora una volta sanciscono la superiorità delle auto». I marciapiedi inadeguati. «Sono stati costruiti, infatti, con un andamento grottesco abbassandosi ad ogni passo carraio per dare più spazio alle auto, inoltre si stanno mettendo un'infinità di cordoli vere e proprie barriere architettoniche», dice il presidente degli Amici della bicicletta che denuncia quindi «l'immobilismo e la stagnazione risalente ancora agli anni'90», e se la prende anche con le rotatorie. Le rotatorie, un fallimento. «Non sono altro che un grosso deterrente per le bici perchè concepite ad uso esclusivo delle auto. Non è prevista alcuna corsia esterna per i mezzi a due ruote, mettendo in un angolo chi non ha prontezza e destrezza. Le stesse opere per snellire il traffico non hanno fatto altro che rendere la situazione più precaria e quindi disincentivare l'utilizzo delle bici». Calligaro sprona, quindi, i Comuni ad aumentare il numero di chi va in bici, a piedi e sceglie i mezzi pubblici «visto che gli spostamenti maggiori sono quelli per andare al lavoro e corrispondono a circa 5 km. A Belluno, con una popolazione di 215mila abitanti, ci sono 170mila auto immatricolate e il 70% di queste è usata da una sola persona». Il traforo del Col Cavalier non cambierà nulla. Anche il Col Cavalier per Calligaro non è la panacea a tutti i mali della viabilità. «Non risolve alcun problema per le bici, serve un'inversione di tendenza anche nei quartieri residenziali dove si dovrebbe far rispettare il limite di 30 km/h ripensando l'intera circolazione. A Belluno, alla faccia della vivibilità, ancora non ci siamo». E davanti alle scuole? Il presidente degli Amici della bicicletta parla poi dei problemi davanti alle scuole dove «c'è il caos totale e non c'è l'idea di tragitti sicuri e percorsi che permettano ai bambini di avere l'autonomia di movimento da casa alla scuola. Ma i genitori sono gli autisti». E poi invita sindaci, assessori e anche tecnici comunali a «provare le strutture che realizzano a piedi, in bici a sedia a rotelle». La bici per turismo. Ma la bici è anche un mezzo turistico sempre più importante. «Poco considerato da noi tanto che tutti i ponti vecchi, importanti vie di collegamento sono stati tagliati fuori dalla normale viabilità. Si pensi al ponte di Visome sul torrente Cicogna, o al quello sull'Ardo tra Trichiana e Mel dimenticati nei lavori di sistemazione della strada e che invece potevano costituire un elemento di sfogo per i mezzi alternativi. E poi cosa dire dei due stralci di ciclabile tra Salce e San Fermo e tra Busche e Nemeggio di 2 km ciascuno che sono ancora fermi al palo dal 2000? Nessuna amministrazione provinciale è riuscita a sbloccare queste opere».

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