Lettera all’«infame» accusato di collaborare: detenuto picchiato in cella
Pestaggio su commissione nel carcere di Baldenich a Belluno. Detenuto di Udine accusato di aver collaborato con la polizia
Pestaggio su commissione nel carcere di Baldenich. Una lettera arrivata dalla casa circondariale di Udine, con l’accusa di essere un infame collaboratore delle forze di polizia, avrebbe scatenato una spedizione punitiva da parte dei detenuti Patrik Oronzo Scisco ed Emanuele Comand contro il compagno di cella Massimo Albini.
Scisco e Comand sono imputati di lesioni aggravate e minacce in concorso e risultano tuttora ristretti per altra causa fra Treviso e Padova.
Mercoledì 22 gennaio Comand era in tribunale a Bolzano, ecco perché il suo difensore Montefiori si è fatto sostituire dal collega Benzoni. Albini, invece, è arrivato a piede libero, proprio da Udine, con i suoi genitori.
È toccato a lui, tra le lacrime, raccontare al giudice Domenico Riposati e al pubblico ministero l’aggressione che ritiene di aver subìto il 29 aprile 2021: «Li avevo conosciuti in cella e quella mattina erano andati a svolgere le rispettive occupazioni, mentre io mi sono occupato di fare ordine. Quando sono uscito, a mia volta, per fumarmi una sigaretta ho visto che il postino stava consegnando la posta e, in un secondo momento, mi sono accorto che stavano tornando. Non sospettavo quello che sarebbe accaduto, di sicuro sono entrati e hanno accostato la porta blindata, prima di farmi vedere un foglio nel quale mi si dava dell’infame e soprattutto di cominciare a colpirmi. Calci e pugni dappertutto, in particolare al costato. Sono stato spinto nel bagno e picchiato di nuovo. Quando hanno finito di darmele, ho dovuto andare in infermeria a farmi medicare».
Albini era stato arrestato a Udine per detenzione ai fini di spaccio di eroina, cocaina e francobolli di Lsd e condannato una volta a tre anni e un’altra a sei. Ai sanitari ha detto di essere caduto dal tavolo, ma le lesioni riportare erano del tutto incompatibili con un incidente.
Tra i testimoni della Procura, anche l’ex direttrice bellunese Tiziana Paolini, che da qualche tempo lavora proprio a Udine. Non è stata testimone dei fatti, ma ha letto tutti gli atti relativi all’accaduto, a cominciare dal rapporto degli agenti della Polizia penitenziaria intervenuti.
La dirigente ha confermato il fatto che all’inizio Albini aveva parlato di una caduta accidentale, salvo poi presentare una querela molto dettagliata a distanza di una decina di giorni. Nel processo, si è costituito parte civile con l’avvocato Federica Donda.
Il suo primo provvedimento è stato quello di sistemare la vittima tra i protetti. Con persone accusate o condannate per reati diversi.
Molto provati il padre e la madre della parte offesa, che hanno descritto le condizioni in cui era ridotto il figlio e i tentativi di mettersi in contatto anche con il parroco, che si occupa di Baldenich. Riposati ha rinviato al 19 marzo per sentire l’ultimo teste, discutere e andare a sentenza.
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