Belluno: "precursore" anti-alcol al bar, via alla rivoluzione del nuovo codice della strada

Dispositivi obbligatori per chi chiude tardi. I gestori si dividono
Un precursore obbligatorio nei locali pubblici
Un precursore obbligatorio nei locali pubblici
BELLUNO. Qualcuno lo tiene già vicino al registratore di cassa, altri lo acquisteranno nelle prossime ore. Baristi e ristoratori si stanno preparando alla rivoluzione anti-alcolica introdotta dal codice della strada, che prevede di mettere a disposizione dei clienti i cosiddetti "precursori".


In poche parole, sono quei dispositivi fai-da-te in grado di rilevare la presenza di alcol nel sangue. Quindi, tutti i locali della provincia - per lo meno quelli che chiudono dopo la mezzanotte - dovranno dotarsi della strumentazione adeguata e accompagnarla alle nuove tabelle alcolemiche. I limiti si fanno ancora più stretti, mentre ai baristi viene affidata una nuova funzione di sensibilizzazione. Ordini in farmacia. Chi ha già acquistato il precursore è il bar Sirena in Piazzetta delle Erbe, che chiude ogni sera alle 2.


«E' una iniziativa valida, solo che non so quanto possa essere presa seriamente», afferma Alice De Bortol, mentre mostra lo strumento acquistato di recente. «Presto ci arriveranno anche i kit usa e getta», aggiunge la giovane, convinta che il barista non possa però sostituirsi ai pubblici ufficiali: «Noi facciamo già il possibile. Quando vediamo qualcuno che ha bevuto troppo, siamo i primi a bloccarci, portandogli magari un caffè».


Per la collega di Alice, più che i precursori servirebbe un diverso approccio al bere da parte di tutti. Masha riporta l'esperienza dei paesi scandinavi dove sono organizzati bus navetta e taxi notturni in grado di riportare a casa chi eccede. I perplessi. A guidare il fronte degli scettici è Ennio Ferrarese, uno dei titolare del Mazzini, dove un precursore gira già da almeno un anno: «Ma serve a poco», afferma l'uomo. «Uno che beve e che supera il limite dovrebbe già accorgersene da solo, senza il bisogno di trovare conferme in una macchina». Per il resto prevale l'esperienza del barista di lungo corso: «Possono venire a dirmi quello che vogliono, ma la gente beve molto meno di una volta. Molti hanno paura di perdere la patente o di incappare in qualche guaio». Ferrarese quantifica il calo di consumazioni in almeno il 40% nell'arco di pochi anni: «C'è un clima di caccia alle streghe, un'eccessiva colpevolizzazione dell'alcol». La bocciatura delle nuove norme è netta, fatta eccezione per la parte dedicata ai giovani, soprattutto i neo-patentati: «In quel caso è giusto». Troppa repressione? Parla di una misura "utile" Luigi Povia, titolare del Bistrò Bembo, accanto a Gabriele Donà. Ma, la sua, non è una promozione piena della nuova norma. Anzi. «La prevenzione va benissimo, peccato che si dovesse cominciare prima». Per Povia infatti in questi anni c'è stata troppa repressione: «Penso che le due fasi dovessero essere invertite», dice il giovane.


«Il risultato è che le persone hanno spesso paura». Succo di lampone. Ad avere notato la tendenza è anche Wang Weiwei, titolare del bar Loreto: «Ci sono sempre più clienti che prendono coca-cola o succo di lampone». Ma per la giovane cinese, in Italia da undici anni, il problema non sono tanto le norme anti-alcol quanto le autorizzazioni del comune per la musica: «Da quando mi hanno proibito di farla, ho avuto un calo drastico di clienti. Qualche residente si è lamentato e mi hanno mandato l'Arpav». In realtà, il Comune le ha concesso la possibilità di suonare, ma solo fino alle 23,30: «E' troppo presto, purtroppo la gente non si muove». Da qui l' auspicio: «Mi auguro possano rivedere la posizione».

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